Sergio Mattarella è stato chiaro: prima l’ok alla manovra, poi le dimissioni. E Matteo Renzi, che avrebbe preferito lasciare subito dopo la sconfitta al referendum costituzionale, ha accettato la richiesta del capo dello Stato.
Tempi brevi
Il governo è al lavoro per accelerare i tempi di approvazione. L’obiettivo è arrivare al voto entro mercoledì sera, chiedendo la fiducia anche in Senato. Le dichiarazioni di voto cominceranno alle 12 e la prima chiama è prevista per le 14.30. Già in mattinata il Pd aveva fatto sapere di voler accelerare. Sulla legge di bilancio – aveva detto il capogruppo dem in commissione Bilancio Giulio Santini – “chiederemo di fare il più presto possibile” ed è quindi “presumibile”.
Altolà
Ma la Lega va all’attacco: “Non ci sono le basi – scrivono in una nota i capigruppo a Camera a Senato Massimiliano Fedriga e Marco Centinaio – per l’approvazione rapida della legge di bilancio al Senato a meno che il governo non elimini immediatamente tutte le marchette pre-elettorali inserite prima del voto di domenica. Non vogliamo prolungare l’agonia per ripagare gli endorsement ricevuti da Renzi in campagna elettorale”.
La posizione di Fi
Dubbi anche da Forza Italia. “Alfano e Renzi sono proprio sicuri che tutti i senatori voteranno la fiducia alla manovra?” si è chiesto Francesco Nitto Palma. La posizione di Berlusconi sul dopo Renzi è nota. Ed è stata confermata durante vertice di Arcore dello stato maggiore azzurro. “Si apre ora una fase politica nuova, nella quale la parola deve tornare agli italiani – recita una nota diramata dopo l’incontro nella residenza dell’ex Cav – . Perché questo avvenga occorre una legge elettorale che garantisca la governabilità e una reale corrispondenza della maggioranza parlamentare a quella popolare. Siamo certi che il Presidente della Repubblica sarà garante di questa fase, con saggezza e scrupolo istituzionale“. Insomma: ok al voto ma senza fretta. Con buona pace degli alleati (Salvini in testa), per i quali si può tornare alla urne con il Consultellum al Senato e l’Italicum modificato dalla Corte Costituzionale alla Camera.
La Consulta e l’Italicum
La Consulta, però, prende tempo e ha fissato solo per il 24 gennaio la decisione sulla legge elettorale varata dal governo Renzi. La Corte avrebbe dovuto esaminare l’Italicum il 4 ottobre; ma il 19 settembre decise di far slittare tutto a data da stabilire proprio per evitare interferenze prima del referendum.
La posizione di Mattarella
Questa decisione rende improbabile elezioni anticipate a febbraio, paventate da diverse forze politiche, tra cui il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Mattarella continua, in ogni caso, a preferire l’ipotesi di un governo di scopo. “E’ inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese omogenee” avrebbe detto, secondo l’Huffington Post. Pertanto quella di un esecutivo che assicuri una transizione ordinata sarebbe “una soluzione obbligata prima che di buon senso“. Renzi, da parte sua, durante la direzione Pd di oggi proporrà o un governo di responsabilità nazionale, con la più ampia partecipazione delle forze politiche, o le elezioni anticipate. Decisive saranno le consultazioni che Mattarella avvierà tra giovedì e venerdì.