Per Silvio Berlusconi è il giorno della verità. Oggi la corte di Cassazione pronuncerà la sentenza sul caso Ruby, il processo più temuto dall’ex premier, anche perché due consiglieri (Nicola Milo e Orlando Viloni) appartengono a Magistratura Democratica, la corrente di sinistra dei giudici. La decisione arriverà a due giorni del fine pena per la condanna nel caso Mediaset, con il presidente di Forza Italia che venerdì scorso ha chiuso il suo affidamento ai servizi sociali nella clinica Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Il Rubygate è diviso in tre filoni e quello sul quale verrà emesso il verdetto oggi è il primo, per il quale l’ex Cav era stato condannato a 7 anni dal tribunale di Milano per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile e poi assolto dalla corte d’Appello.
Diversi gli scenari possibili. La Suprema Corte può, innanzitutto, confermare l’assoluzione di fatto chiudendo il procedimento, con la sentenza di secondo grado che passerebbe in giudicato. Questo esito avrebbe un ulteriore effetto positivo: Berlusconi avrebbe un po’ meno paura della possibile collaborazione di alcune “olgettine” con i pm e in più perderebbe mordente l’inchiesta Ruby ter, quella in cui è indagato per corruzione in atti giudiziari.
Meno bene andrebbe al leader azzurro se la Cassazione dovesse rinviare in appello per uno dei due capi di imputazione. Uno scenario complicato, soprattutto se restasse ancora in piedi l’accusa per prostituzione minorile, potrebbe infatti essere riaperta la fase dibattimentale che potrebbe portare a considerare nuovi elementi e nuove testimonianze. L’ipotesi peggiore resta ovviamente quella che vedrebbe piazza Cavour cassare con rinvio l’intera pronuncia di secondo grado. In questo caso Berlusconi dovrebbe nuovamente rispondere delle accuse di concussione e prostituzione minorile e anche l’inchiesta Ruby ter all’ex Cavaliere farebbe molta più paura.