Da Orfini a Rosato, le voci interne al Partito democratico che chiudono la strada a una possibile ricandidatura di Renzi alla segreteria cominciano a essere diverse e autorevoli. Dopo le dichiarazioni del presidente del partito è stata la volta del capogruppo alla Camera, il quale ha twittato parte di una sua intervista a 'Omnibus' in merito alla posizione dell'ex segretario rispetto alle prossime primarie: “Renzi non parteciperà… Lo farà Calenda? Si è appena iscritto”. Una frase breve ma che, in buona sostanza, esclude dalla prossima leadership dei dem sia l'ex premier che il ministro dello Sviluppo economico, neoentrato al Nazareno: “Chi ha ricevuto dagli italiani il mandato a governare – ha precisato Rosato – lo faccia e dimostri le proprie capacità”.
Lotti vs Orlando
La giornata all'interno dei democratici è stato tutt'altro che tranquilla. A tenere banco è la disputa fra segretario uscente e leader di minoranza, Andrea Orlando, il quale ha spiegato che discutere su un accordo coi Cinque stelle è stata una trovata di Renzi “per i discutere un'altra cosa invece di quello di cui bisognava parlare: cosa fare dopo una disfatta storica. Si prova a parlare di questo per evitare una discussione su un risultato che è stato drammatico. E' come buttare la palla il tribuna”. Dichiarazioni che, a ogni modo, hanno incontrato le remore dei renziani, in particolare del ministro dello Sport Luca Lotti, fedelissimo dell'ex premier, il quale ha lanciato la sua offensiva affermando che “ha ragione il ministro Orlando quando chiede un dibattito nel Pd, sul Pd. Almeno, così, avremo modo di parlare di chi ha perso nel collegio di residenza ma si è salvato col paracadute, di chi non ha proprio voluto correre e di chi ha vinto correndo senza paracadute. Se vogliamo aprire un dibattito interno facciamolo. Perché sentire pontificare di risultati elettorali persone che non hanno mai vinto un'elezione in vita propria sta diventando imbarazzante”. Parole alle quali Orlando non ha mancato di replicare duramente: “Lotti attacca me per mandare un messaggio ai renziani in fuga”.
La presidenza delle Camere
Ma il ministro della Giustizia non si è soffermato alle dispute interne al Nazareno. ha parlato anche della presidenza delle Camere, per la quale “si tratta di costruire un metodo con cui arrivare a un confronto per avere il consenso più ampio. Nel maggioritario si era affermata una prassi per cui chi vinceva si prendeva sostanzialmente la presidenza delle due Camere; col proporzionale è un'ipotesi che la presidenza di una delle due Camere vada all’opposizione. Io credo che non si debba tagliare fuori nessuno, è probabile che avremo più opposizioni che non necessariamente si salderanno; è un quadro complesso, proviamo a vedere quali soluzioni trovano il consenso più ampio”.