“La situazione dell’Italia non è nemmeno lontanamente comparabile alla Grecia”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in un’intervista alla La Stampa in merito al risultato raggiunto dall’Unione europea e Atene. L’accordo, secondo il numero uno di via XX Settembre, non è una condizione necessaria al nostro Paese per sperare in una maggiore flessibilità sui conti. “L’ Italia – ha commentato – si è guadagnata credibilità e rispetto grazie alle riforme, non abbiamo bisogno della benevolenza di nessuno”.
Sul futuro del Paese ellenico, il ministro rimane con i piedi per terra: “Il peggio è alle spalle – ha detto -. Ma per ora riceverà solo un prestito-ponte. Il negoziato sul terzo programma di aiuti comincia ora, la strada è lunga”. La rimozione di Varoufakis è stata fatale per la riuscita dell’accordo? Padoan non si espone. “Non mi piace metterla sul personale – ha spiegato -. Ma fino alla sua sostituzione non c’è stato alcun progresso”. Di una cosa il ministro è certo: la crisi greca traccia una lezione per il futuro, visto che “così – ha affermato – l’ Europa non può andare avanti, bisogna cambiare passo”.
Il cosiddetto “rapporto dei cinque presidenti” è una buona base di partenza per cambiare l’Europa. Ma ci vuole molto di più. Bisogna completare l’Unione bancaria, aumentare l’integrazione dei mercati, aprirsi agli scambi globali firmando l’accordo transatlantico con gli Usa. E condividere di più i rischi”. Riguardo al tema che ha infiammato ieri la giornata politica, ovvero il taglio triennale delle tasse annunciato da Renzi, il ministro esclude lo sforamento del 3% nel rapporto deficit-Pil. “Il premier ha indicato un mix di politiche: taglio di tasse e investimenti, in un quadro in cui il debito scende e si rispettano le regole comuni” ha spiegato. Sul tema dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa, il titolare di Via XX Settembre ha chiarito che l’imposta sugli immobili “verrà rivista con l’introduzione della local tax, che semplificherà la tassazione locale in una strategia di medio periodo”. Le parole di Padoan potrebbero generare più di un sospiro di sollievo per i comuni, visto che il totale, circa 4 miliardi di euro, derivante dall’Imu rappresenta per loro l’unica fonte autonoma.