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Riforme nella palude dopo la rottura del Nazareno. Boschi: “Si chiude entro sabato”

Tutto come da programma. Il primo giorno di Aula alla Camera post rottura del patto del Nazareno finisce nel caos: esauriti i tempi contingentati, le opposizioni, con cui Forza Italia è tornata – agguerrita – a schierarsi, hanno chiesto alla presidenza della Camera tempi aggiuntivi per discutere ma, a sera, dopo una conferenza di capigruppo durata quasi due ore, l’unica concessione fatta da Laura Boldrini è la possibilità di intervenire per un minuto per votazione. “Lavoriamo per finire il prima possibile”, ha detto il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ricordando che “da settembre stiamo lavorando in commissione a Montecitorio, da dicembre siamo in Aula. Mi sembra che di tempo per discutere ne abbiamo avuto”.

Che le cose non si mettevano bene per le riforme, lo si è capito subito, di mattina, quando Francesco Paolo Sisto (Fi), si è dimesso da relatore di maggioranza: “No patto, no relatore. Fi è libera di non votare ciò che non gli piace”, ha sottolineato. E in Aula i deputati azzurri cominciano a votare un po’ in ordine sparso: a volte con la maggioranza, a volte con l’opposizione, tanto che il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti twitta: “Fi vota in tre modi: verde (favorevoli), bianco (Astenuti) e rosso (Contrari). Compatti a difesa del tricolore! Poche idee ma confuse”. Un’osservazione che Brunetta non gradisce. Secondo il presidente dei deputati azzurri l’atteggiamento di governo e maggioranza è “irragionevole”: “C’è il rischio che la situazione si incattivisca, che l’Aula diventi un caos che porti alla decadenza dei decreti (Ilva, milleproroghe e banche popolari, ndr). I cittadini italiani ci rincorrono con i forconi”. Una previsione che il Ministro Boschi legge anche come una minaccia: “Il calendario ci consente di poter approvare i decreti tranquillamente nei tempi previsti dalla legge. Andiamo avanti.
Se poi l’opposizione vuole fare opposizione anche sui decreti…”.

Il ministro per le Riforme punta a chiudere sabato ma il suo auspicio appare piuttosto ottimista: l’Aula è convocata tutti i giorni dalle 9 alle 23 e sabato fino alle 15 ma la situazione dell’Emiciclo è tesissima, a tratti ingestibile. Oggi la protesta di Sel, Fdi e M5S è sfociata addirittura nel lancio di fascicoli verso la presidenza e la vicepresidente di turno dell’Assemblea Marina Sereni è stata costretta a sospendere l’Aula. Il caso dei tempi aggiuntivi tuttavia non è chiuso: domani mattina si terrà una nuova conferenza dei capigruppo sul tema. La “decisione ponte” di concedere un minuto a votazione non è piaciuta tanto che Arturo Scotto di Sel ha annunciato che il suo gruppo nonparteciperà alle votazioni fino a quando “non ci verrà data la possibilità di discutere”.

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