“Quelli del No non hanno nessuna idea sulla riforma, sono uniti solo dall’essere contro e ci vorrebbe un miracolo alla De Filippi per tenere insieme D’Alema, Grillo e Berlusconi… il Cav poi, insieme a Travaglio, che teneri…”. Da Pescara Matteo Renzi ricorre all’ironia per difendere la riforma. Un assalto che, ha spiegato, ha come obiettivo finale proprio il governo, la spallata o quanto meno un suo indebolimento. il premier lo sa bene e sa che una vittoria del Sì avrebbe l’effetto, per il suo esecutivo di un elisir di lunga vita.
E dunque, nei suoi contatti con i cittadini-elettori ha detto chiaro e tondo che al nostro Paese, in questo frangente, serve un governo forte, un governo solido e autorevole, anche per giocare la partita europea in vista de prossimi importanti appuntamenti internazionali quando il 25 marzo 2017 a Roma si riunirà il vertice dei 28 per rilanciare il percorso dell’unione, e quando nel prossimo G7 si avrà la presidenza italiana.
Infatti tra una tappa e l’altra del suo tour in giro per il paese, Renzi non distoglie lo sguardo dall’Europa e dal mondo. Ieri si è congratulato, in una telefonata, con il Presidente-eletto degli Stati Uniti Donald Trump e ha ribadito l’importanza strategica della alleanza tra Italia e Stati Uniti e la volontà di lavorare insieme in vista della prossima presidenza italiana del G7 nel 2017. Nel frattempo, però, la partita si sta giocando in casa, ed è sempre più virulenta. Ogni giorno i 5 Stelle rilanciano il loro “memento”: Renzi, ricordati di rispettare la “promessa”: se vince il No ti devi dimettere. E D’Alema, per dirla con il premier, si dice convinto che il Sì verrà non superato, ma addirittura “travolto”. Di questo si accontenterebbe.
E a chi gli ricorda che è stato inserito nella “compagnia dei rancorosi“, l’ex premier (seduto sulla riva del fiume), ribatte che “la risposta arriverà il 4 dicembre e sarà molto sostanziosa”. A gettare scompiglio tra le fila del Sì ci pensa anche il leghista Roberto Calderoli: “se vince il sì al referendum assistiamo a un colpo di Stato. Il premier controllerà anche l’elezione del presidente della Repubblica e avrà il potere assoluto”.