Dopo una lunga giornata di concertazioni, la fumata bianca sul Jobs Act è infine arrivata. Lo ha affermato il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza questo pomeriggio poco dopo le 16,00. “Sta terminando in questi minuti una riunione – ha dichiarato Speranza – e abbiamo deciso di fare modifiche rilevanti. Non ci sarà la fiducia sul testo uscito dal Senato ma ci sarà un lavoro in commissione”. “Sono molto soddisfatto – ha aggiunto – Il Parlamento non è un passacarte e abbiamo dimostrato che incide”.
L’accordo tra governo e minoranza Dem è stato dunque trovato anche riguardo l’articolo 18: sì al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari senza giusta causa in determinate fattispecie e più fondi da destinare agli ammortizzatori sociali nella legge di stabilità. Da Bucarest, il premier Matteo Renzi si dice soddisfatto. “Il primo gennaio – ha assicurato il premier – entreranno in vigore le nuove regole sul lavoro: è un grandissimo passo in avanti”. “Ciò che sta emergendo – ha concluso – è quello che è stato deciso nella direzione del Pd. Bene così, andiamo avanti”.
Il piano del lavoro proposto da Matteo Renzi prevede un contratto unico, tutele crescenti, rappresentanza sindacale nei cda, assegno universale per chi perde il lavoro con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro, oltre alla modifica dell’art.18, escludendo il reintegro nei casi di licenziamento per motivo economico senza giusta causa. Dei decreti attuativi ad hoc chiariranno per quali fattispecie resta il reintegro, mentre per gli altri ci sarà un indennizzo certo e crescente con l’anzianità di servizio. La legge delega potrebbe essere approvata dalla Camere dopo aver recepito un paio di emendamenti il 26 novembre per poi tornare al Senato dove entro la prima metà di dicembre otterrà l’ok definitivo. Sui tempi il Pd ha già raggiunto un accordo di massima con gli alleati della maggioranza.
L’obiettivo dichiarato dal governo è quello di agevolare le assunzioni a tempo indeterminato, attraverso agevolazioni fiscali, per arrivare all’estensione delle garanzie economiche a quanti oggi ne sono sprovvisti: un co.co.co. o un dipendente a tempo determinato possono oggi essere licenziati senza alcun indennizzo. Con la proposta dell’esecutivo i contratti atipici saranno più onerosi per le aziende, ma nonostante tutto i dipendenti così inquadrati avranno diritto al sussidio di disoccupazione cui oggi non possono accedere.
Le critiche dalla minoranza sul testo del Jobs Act non si sono fatte attendere. Il capogruppo Ncd al Senato Maurizio Sacconi ha dichiarato in serata che “Se il testo è quello descritto dalle agenzie non è accettabile. Ribadisco urgente riunione di maggioranza. Altrimenti si rompe la coalizione”. “Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere, nelle quali peraltro non è ancora stato superato il sistema paritario – ha proseguito Sacconi – il Nuovo Centrodestra vuole discutere ora in una riunione di maggioranza le eventuali modifiche alla delega”. Pronta la risposta del Pd. “Stiamo discutendo con tutti in Parlamento. Non servono nuovi vertici di maggioranza” ha chiarito il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. “Non servono nuovi vertici, è sufficiente il lavoro in Parlamento” ha concluso la Boschi.