Venti posti in direzione Pd vanno a “giovani Millennials perché, è vero, in quella fascia il Pd ha un problema”. Così Matteo Renzi si è presentato, dopo il trionfo alle primarie, all’assemblea che lo ha incoronato segretario dem.
Anche i gazebo hanno confermato che tra i venti-trentenni il Pd arranca con i 2/3 degli elettori over 55. Una fascia che l’ex premier non può permettersi di ignorare e come lui gli altri partiti, come dimostra la proposta di Beppe Grillo di abbassare a 16 anni l’età del voto sia alla Camera sia al Senato. Per introdurre idee fresche nel Pd, quindi il ri-segretario apre la stanza dei bottoni, quella che voterà le liste per le elezioni politiche, a giovani, chiedendo un apporto anche agli ex rivali.
Andrea Orlando indica il giovane portavoce della sua mozione Marco Sarracino ma lo sconcerto tra le correnti è grande visto che in molti puntavano al “borsino” del segretario per inserire qualche parlamentare o esponente locale di peso. E le trattative, condotte per Renzi da Luca Lotti, lasciano sul campo qualche scontento: “Non capisco e non mi adeguo all’esclusione di Cuperlo“, denuncia la neo-vicepresidente del partito Barbara Pollastrini. Il segretario, invece, mescola le carte anche tra i suoi e punta su giovani, soprattutto tra i 20-25 anni, molti di Future dem, conosciuti nella campagna congressuale: Costantini, ad esempio, accompagnò lui e Richetti in visita ad una comunità di recupero per ludopatici, Furi partecipò a Bruxelles alla chiusura della campagna per le primarie, Ludovica Cioria era sul palco del Lingotto.
Sulle cariche al vertice del Pd si infrange, invece, l’appello all’unità del leader: il tesoriere Francesco Bonifazi non raggiunge l’unanimità e Matteo Orfini – ex leader dei Giovani turchi con Orlando – viene rieletto presidente senza il voto proprio dei 212 orlandiani. I sostenitori del Guardasigilli si riuniscono prima dell’inizio dell’assemblea ma non raggiungono una decisione unanime sulla linea da tenere nel voto sulle cariche statutarie. E così in extremis, al momento della votazione su Orlando, viene lasciata libertà di scelta: nessuno – assicurano – vota a favore, 59 si astengono, 16 dicono “no” e gli altri non partecipano al voto. Si vedrà nelle prossime settimane, quando Renzi comporrà la segreteria, se ci sarà la partecipazione anche dell’opposizione interna.
Il vicesegretario sarà unico e sarà Maurizio Martina dopo il ticket alle primarie, ed è al momento certa la presenza di Matteo Richetti come portavoce del Pd, di Andrea Rossi, un altro emiliano molto vicino al governatore Stefano Bonaccini, di Tommaso Nannicini e di Teresa Bellanova. Al momento non è chiaro se Lorenzo Guerini, già vicesegretario, resterà in segreteria con un nuovo incarico o andrà al governo.
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