Alla fine il sì è arrivato: il Pd vota a favore dell’Italicum, un ok decisivo in vista del match previsto alla Camera il prossimo 27 aprile. Ma il tutto avviene non senza scossoni, perché i 120 voti per la legge elettorale sono espressi solo dall’ala renziana del partito, con l’astensione per protesta della sinistra dem. Il premier aveva convocato la direzione per blindare il testo e ricompattare il partito, missione riuscita solo a metà: ad essere rinsaldata dall’operazione alla fine è soprattutto l’opposizione. Cuperliani, d’alemiani e civatiani vedono nell’accelerata del segretario un passo verso elezioni anticipate che potrebbero cambiare il volto del Pd. Con il sistema dei capilista bloccati scelti dalle segreterie Renzi potrebbe assicurarsi un gruppo parlamentare sempre più a sua immagine
Per questo ieri Roberto Speranza ha spiegato al premier che sulla via delle riforme “rischia di perdere un pezzo di Pd”. Uno dei passaggi più delicati della vita del partito renziano viene segnato da una lunga relazione (“In stile cubano”, dice polemico Alfredo D’Attorre) in cui il segretario difende le ragioni del testo attuale della legge elettorale e più in generale delle riforme del governo. Anche da chi vorrebbe avere “il monopolio della parola sinistra” solo perché “la usa con più frequenza”