Il referendum “è sul futuro del paese e non sul mio”. Matteo Renzi lo ha ribadito a Radio Anch’io, smentendo di aver detto “se perdo cambio mestiere” agli industriali incontrati a Torino, come era stato riportato da diversi organi di stampa.
Nel suo intervento il premier è tornato all’attacco di Massimo D’Alema, sostenitore del “No” che giovedì era stato criticato anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. “D’Alema – ha detto – usa il referendum per rientrare in partita, vota No convinto di poter rappresentare il futuro. Il governo sta facendo cose che sono state rinviate per 20-30 anni”.
Renzi ha poi ridimensionato lo scontro con l’ex segretario Ds: “E’ vero – ha spiegato – che D’Alema è contro ma questa non è una discussione dentro il Pd, c’è gente di destra, ma anche di Grillo, che voterà Sì. Chi vuole meno costi è chiamato ad un domanda secca. Si può discutere se i risparmi sono 50 o 500 milioni, io ho dedicato una trasmissione a dimostrare, calcolatrice in mano, che sono 500 milioni ma comunque nessuno mette in discussione che c è una riduzione dei costi”.
Il premier è tornato anche sul nodo del Titolo V. “La riforma del 2001 ha creato caos istituzionale”, ha sottolineato. Alla domanda di un ascoltatore che evidenziava come la riforma delle province non abbia prodotto effetti, ha replicato che “le province sono in Costituzione e finché non cambia devono restare, quindi chi vuole abolirle deve votare Sì“.
In chiusura Renzi ha parlato del ddl sulla giustizia. “Questo provvedimento ha alcune cose positive e infatti tanti giudici sono a sostegno. Decideremo se mettere la fiducia sulla base della discussione parlamentare. Il presidente Davigo ha chiesto di incontrare me e il ministro, volentieri ascolteremo le motivazioni dell’Anm nell’ambito della ricerca di una soluzione nei prossimi 15 giorni”.