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Renzi: “I mille giorni sono l’ultima chance per l’Italia”

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I mille giorni delle riforme non sono “un tentativo di dilazione” ma “l’ultima occasione per l’Italia dopo aver perso tanto tempo”. Lo ha detto Matteo Renzi, intervenuto oggi alla Camera e al Senato per illustrare il programma della legislatura che, ha confermato, andrà avanti sono alla sua scadenza naturale, prevista per il 2018. Così il premier ha allontanato ogni possibile allusione al voto anticipato. Ipotesi che ha detto di non temere ma che cozzerebbe con l’obbiettivo di “rimettere in pista” il Paese attraverso le riforme. Un punto, quest’ultimo, sul quale il presidente del Consiglio è irremovibile. Tanto accettare il rischio di perdere consenso pur di rinnovare l’assetto istituzionale e legislativo italiano. Perché la vera posta in gioco è far crescere l’Italia reimpostando e rovesciando la sua “scommessa politica e economica”.

Per quanto riguarda le riforme Renzi ha avvertito che “o si fanno tutte insieme o non si porta a casa il cambiamento”. Dunque non si può pensare di modificare la Costituzione senza intervenire anche sugli altri settori che influenzano la vita dei cittadini. Chi pratica “il benaltrismo come filosofia politica – ha spiegato il capo del Governo – ignora il dato di fatto che non si esce con il passo della tartaruga da 20 anni di stagnazione”. Uno dei primi obbiettivi dei prossimi tre anni sarà quello di approvare una nuova legge elettorale. “Va fatta subito” ha detto Renzi “per evitare l’ennesima melina istituzionale”.

Un po’ come quella andata in scena in occasione del nuovo Senato, dove, secondo Renzi, si è verificato “il primo golpe con la moviola della storia del Paese”.  Altro aspetto trattato nell’intervento al Parlamento del presidente del Consiglio è stato quello delle tasse. Renzi ha ammesso che “gli 80 euro non hanno dato gli effetti sperati” aggiungendo che, in ogni caso, essi sono l’inizio di una “strategia condivisa” per rendere il “fisco meno caro possibile”. Infine fondamentale è stato il passaggio sul lavoro. Sul punto il premier si è rivolo alla “sinistra”, annunciando che il diritto a trovare un impiego sarà rivoluzionato perché “non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B”. Va quindi superato “mondo del lavoro basato sull’apartheid”.

Luca La Mantia: