La gestione del caso Lupi e l’arrivo di Graziano Delrio al ministero delle Infrastrutture hanno cambiato gli equilibri all’interno della maggioranza con la componente Pd che cresce a danno di quella centrista. Nei prossimi giorni il premier incontrerà Angelino Alfano per stabilire come compensare Ncd della perdita del Mit. L’unica casella libera è quella degli Affari Regionali ma l’idea non affascina il ministro dell’Interno né Gaetano Quagliariello, candidato numero uno per sostituire la Lanzetta. Matteo Renzi sta ragionando su come muoversi.
La minoranza Pd teme che la strada imboccata dal capo del governo porti dritta alle urne. Renzi pubblicamente ha sempre smentito questo scenario, ribadendo che la sua legislatura durerà sino al 2018. Ma, incassata la legge elettorale – che il 27 aprile approderà nell’Aula della Camera – potrebbe cambiare idea. I sondaggi danno i dem in crescita e con il sistema dei capilista bloccati il premier potrebbe creare un monocolore composto da fedelissimi, sostenuto, per di più, da una maggioranza formata per la gran parte da parlamentari scelti dalla segreteria di partito. In questo modo avrebbe le mani libere per portare avanti il processo riformatore, sfruttando anche la nuova Costituzione che prevede procedure più snelle e veloci per l’approvazione delle leggi.
Fondamentali saranno le prossime amministrative e regionali che consentiranno a Renzi di avere un quadro più chiaro sul peso politico del Pd. L’altra strada percorribile resta quella del rimpasto, cui il capo del governo sta pensando da quando si è insediato a palazzo Chigi. Delrio al Mit è un passo in avanti in questo senso anche se il presidente del Consiglio lo avrebbe preferito in un primo momento all’Economia al posto dell’indigesto Padoan. Ma l’attuale numero uno di via XX settembre gode del sostegno dell’Europa ed è quindi inamovibile. In ogni caso Renzi potrebbe inaugurare un valzer di poltrone, soprattutto se Ncd dovesse risultare ancor più indebolito dalle prossime elezioni.