Non si ferma la polemica tra Laura Boldrini e Matteo Renzi. La presidentessa della Camera ha più volte rimproverato a Renzi il ricorso alla decretazione d’urgenza sulle riforme. In questo modo, sostiene, il Parlamento viene progressivamente svuotato dalla sua funzione legislativa che, di fatto, passa al governo, che poi dispone di uno strumento come la richiesta di fiducia per accelerare i tempi della conversione. Insomma, così non va e il numero uno di Montecitorio lo ha fatto notare al governo in varie occasioni. Prima sul Job Act (“Sarebbe stato opportuno tener conto dei pareri delle Commissioni), poi sulla Rai (“I decreti si fanno quando c’è materia di urgenza e sulla Rai non c’è una scadenza”) e infine la critiche contro “l’uomo solo al comando”. Ma al premier questi richiami non sono piaciuti e lo ha detto a chiare lettere in un’intervista concessa all’Espresso. “La Boldrini così facendo esce dal suo perimetro istituzionale”, tradotto: assume un ruolo politico piuttosto che istituzionale. E per il presidente del Consiglio c’è un “preciso disegno” dietro questo, mettersi a capo di una sinistra modello Syriza assieme a Sel.
Pronta è arrivata la replica dell’ex portavoce del Commissario Onu per i Rifugiati. E’ un mio dovere difendere le prerogative del Parlamento” ha detto in un’intervista a La Stampa. “Ritenere opportuno che vengano tenuti in considerazione i pareri delle Commissioni, così come che si limiti all’essenziale la decretazione d`urgenza – ha detto – non significa affatto uscire dal mio perimetro istituzionale. Al contrario, difendere le prerogative del Parlamento è il primo dovere di un presidente della Camera. In ogni caso – ha aggiunto Boldrini – non intendo alimentare ulteriori polemiche, anche se ritengo fisiologico che ci possa essere una certa dialettica tra istituzioni, soprattutto su questi temi”.