Tema caldo la riforma delle pensioni, che in questo momento vede contrapposti il Governo e i sindacati per arrivare a un'intesa sostenibile sia nei costi che nelle sue ripercussioni sociali. Interris.it ha intervistato Piero Ragazzini, nuovo Segretario generale dei pensionati della Cisl.
Pensioni e governo, cosa c'è sul tavolo in questo momento?
“Nel percorso che stiamo portando avanti col governo ci sono vari punti che riguardano la previdenza. Innanzitutto è d’obbligo ricordare che alla base delle nostre proposte vi è una piattaforma unitaria Cgil, Cisl e Uil che ha come obiettivo la rimodulazione delle regole che disciplinano il sistema previdenziale del nostro Paese. E proprio in tale piattaforma uno dei punti fondamentali riguarda il fatto che i risparmi derivanti da norme previdenziali debbano necessariamente rimanere a disposizione della stessa previdenza, e non essere destinati ad altri settori. Venendo poi al cuore dei problemi che hanno i lavoratori riguardo alla possibilità di andare in pensione, è indispensabile fissare delle regole di equità e giustizia, che tengano conto e della gravosità del lavoro svolto per molti anni, e della discontinuità che purtroppo molti lavoratori devono affrontare nel corso della propria vita lavorativa, problema questo che va ad incidere inevitabilmente sull’età pensionabile di ciascuno”
A cosa state puntando?
“È quindi alla luce di tutto ciò che come sindacato, in particolare come Cisl, ribadendo al governo la necessità di recuperare la fiducia dei cittadini, dei lavoratori e dei pensionati di questo Paese, abbiamo sottolineato il bisogno di fissare delle regole che permettano al Paese di dotarsi di meccanismi più equi che assicurino a milioni di giovani un futuro e a tanti anziani una pensione dignitosae una vecchiaia attiva. Altro punto fondamentale della piattaforma unitaria è quello rappresentato dalla rivalutazione delle pensioni: nel corso del tempo sono intervenuti innumerevoli provvedimenti che hanno bloccato o limitato la corretta rivalutazione delle pensioni, facendo perdere in 20 anni il 30% del loro potere di acquisto. Si tratta di una enorme ingiustizia perpetrata a carico dei pensionati che è necessario correggere e superare”.
Quali sono, allo stato attuale, i rischi della riforma delle pensioni?
“ll rischio più grave è che si crei una nuova ingiustizia tra coloro che hanno potuto usufruire dell’opportunità rappresentata da quota 100 per andare in pensione in modo un po' più flessibile, rispetto a quelli che, maturando i requisiti dopo il 2021, ricadrebbero interamente nelle rigidità delle regole Fornero. Accanto a ciò non è da escludere che possano crearsi nuovamente situazioni critiche come avvenne anni fa per gli “esodati”. Noi abbiano sempre detto che Quota 100 non poteva essere certo considerata la migliore delle soluzioni, ma rappresentava comunque una buona base di partenza, e adesso il governo non può pensare di anticipare la sua fine al 31 dicembre di quest’anno, creando ulteriori problemi a chi ha già deciso di andare in pensione con questa norma. Quindi quota 100 deve arrivare alla sua naturale scadenza del 2021”.
Qual è la vostra proposta?
“Innanzitutto, quella di andare in pensione a partire dai 62 anni senza ricalcolo contributivo e, in alternativa, con 41 anni di contributi senza limiti di età, oltre alla stabilizzazione dell'Ape sociale. In più, bisogna tutelare le donne e quindi secondo noi, consentire di andare in pensione con un anticipo di 12 mesi per figlio. Per chi ha contributi solo dal 1996 e non sfugge che in questa tipologia ricadono i giovani, con carriere discontinue e retribuzioni basse, chiediamo che venga istituita la pensione contributiva di garanzia che dovrà tenere conto dei periodi di lavoro discontinui, di formazione e di disoccupazione involontaria. Inoltre bisogna anche rilanciare la previdenza complementare come secondo pilastro pensionistico utile ad integrare il reddito dei futuri pensionati. Oltre alle norme riguardanti l’età pensionabile, noi come Cisl e come Fnp al governo abbiamo chiesto una rivalutazione piena e corretta a tutte le pensioni, restituendo subito a tutti i pensionati quanto perduto in questi anni. È necessario recuperare immediatamente il sistema che attribuisce in modo progressivo, come previsto nella legge 388 del 2000, la rivalutazione delle pensioni, e, invece, purtroppo la Legge di bilancio per il 2020 rinvia questo meccanismo, a nostro avviso più equo, solo al 2022. Non possiamo accettare che l'accordo raggiunto sulla rivalutazione a partire dal 2019 sia prima stato smentito da un Governo successivo e poi, nell'ultima Legge di bilancio, sia stato ridotto ad una modestissima restituzione sui trattamenti pari a quattro volte il minimo, peraltro già rivalutati in partenza al 97%. Altre due nostre richieste riguardano la possibilità di ampliare la portata e l’importo della quattordicesima per le pensioni più basse e quella di rivedere il paniere dei prezzi utilizzato come indice per definire la perequazione. Altra cosa importantissima per noi è l’adozione di una legge sulla non autosufficienza che risponda al grave problema che interessa milioni di famiglie, provocando grandi disagi, sofferenze, esclusione sociale e impoverimento. Tra i grandi Paesi europei, il nostro infatti è l’unico che non ha riorganizzato in maniera organica il suo sistema di continuità assistenziale e che è ancora privo di una politica nazionale coerente, adeguata e strutturata in questo settore, che vede quasi tre milioni di persone (in maggioranza anziane) bisognose di aiuto per le esigenze della vita quotidiana”.
I sindacati hanno accolto con favore l'idea della Commissione sui lavori gravosi. Di cosa si tratta?
“La riforma Fornero, oltre ad aver creato gli esodati, ha in qualche modo messo sullo stesso piano tutti i lavori, dimenticando che invece i lavori non sono tutti uguali. Non possiamo permettere che milioni di lavoratori che svolgono lavori faticosi, pesanti e usuranti, debbano vedersi applicate loro le stesse regole di tutti gli altri, per cui abbiamo chiesto di estendere la platea di chi può accedere a forme di flessibilità legate al lavoro usurante e gravoso e dare continuità strutturale all'Ape Sociale. La decisione del governo, quindi, di accogliere la nostra richiesta per avviare la Commissione sui lavori gravosi, così come quella incaricata di dividere la spesa previdenziale da quella assistenziale, non può che essere accolta con favore da noi sindacati, in quando recepisce le istanze di tanti lavoratori che, dopo tutto il lavoro svolto per una vita, trovano ancora degli ostacoli sul percorso per accedere ad una pensione tanto ambita e meritata”.