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Racket delle occupazioni a Milano

ABarona, quartiere della periferia sud-occidentale di Milano, la polizia ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di dimora nel comune nei confronti di cinque esponenti dell’area milanese antagonista, riconducibili all’organizzazione Caab (comitato autonomo abitanti Barona). I cinque (quattro italiani e un rumeno) tutti con precedenti di polizia per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, sono responsabili di estorsione aggravata e lesioni nei confronti di due cittadini marocchini, una donna di 32 anni e un uomo di 43, anche loro inizialmente appartenenti al comitato.

Minacce e aggressioni

Gli agenti della Digos di Milano nel maggio 2018, in seguito alla denuncia presentata dai due, hanno avviato una complessa attività di indagine che ha portato ad accertare la commissione di una serie di episodi iniziati nel mese di maggio e terminati nel settembre 2018. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, il tutto ha avuto inizio quando l’uomo, entrato a far parte del Caab, “ha cercato in seguito di lasciare il Comitato e di riprendersi i suoi effetti personali e i soldi versati”. I cinque esponenti antagonisti, non d’accordo con tale decisione, lo hanno picchiato con un bastone. La donna, all’epoca incinta, aveva tentato di difenderlo ma è stata colpita anche essa. L’intromissione nella faccenda le ha comportato l’espulsione dal Comitato e la costrizione, attraverso minacce e aggressioni perpetrate nei mesi successivi, a lasciare l’appartamento che occupava con la sua famiglia e che aveva ottenuto con l’ingresso al Caab dietro versamento di 1400 euro. Secondo gli investigatori il Caab, che si propone pubblicamente come una associazione politica di sostegno nei confronti dei soggetti deboli che hanno bisogno di una casa, perseguirebbe invece altri fini.

Gli immobili da sgomberare

“Offre una sistemazione alloggiativa ma in cambio di un’attività di resistenza agli sgomberi predisposti dalle forze di polizia: è questa l’attiva partecipazione politica che il Comitato richiede ai nuovi membri”, sostiene la questura. Stando alle informazioni fornite dalla polizia, l'assegnazione della casa avverrebbe dietro pagamento di una somma di denaro (tra i 700 e i 1500 euro). Ciò comporterebbe l’impossibilità di sganciarsi dal Comitato, pena la perdita dell’appartamento ottenuto. Nello stesso contesto penale risultano indagate altre 2 persone appartenenti allo stesso comitato. Al momento solo 4 dei 5 destinatari del provvedimento sono stati rintracciati. Sono 82 attualmente nel territorio di Roma gli edifici occupati abusivamente da oltre 11 mila persone. Il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, ha recentemente approvato un “Piano degli interventi di sgombero”, relativo a 23 immobili occupati abusivamente. Tra questi non figura quello occupato da Casapound.

Con sentenza di condanna

“I criteri utilizzati per individuare le priorità sono diversi – evidenzia l’Agi -. Vengono innanzitutto presi in considerazione le occupazioni dove il mancato sgombero è stato sanzionato con sentenza di condanna al risarcimento del danno, le occupazioni gravate da ordine di rilascio emesso dall’Autorità giudiziaria civile ed amministrativa cui occorre prestare ottemperanza, e le occupazioni gravate dal sequestro preventivo”. Insomma, è fondamentale che sulla situazione particolare di un immobile occupato ci sia qualche pronuncia da parte dei giudici. Tra queste situazioni si dà poi la priorità alle situazioni in cui le condizioni strutturali e sanitarie dell’immobile mettono a rischio l’incolumità pubblica e privata (edifici pericolanti o dove le condizioni igieniche sono pessime), a quelle in cui sono presenti  “criticità sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica” (luoghi di spaccio, prostituzione e criminalità in generale), e infine a quelle dove si devono garantire i diritti riconosciuti ai proprietari. In quest’ultimo caso si segue un ordine cronologico, per cui chi prima ha visto riconoscersi dall’autorità giudiziaria i propri diritti, prima vedrà sgomberato il proprio immobile.

Le priorità

Nella capitale sono 23 gli immobili a cui è stata data la priorità e le loro condizioni ne giustificano l’inserimento nella lista delle urgenze. Secondo le cifre che girano al Viminale, la situazione di Roma sarebbe la peggiore in Italia, anche facendo il confronto con le altre grandi città del Paese come Napoli e Milano. “Sulla questione degli immobili occupati in tutta Italia non ci sono dati ministeriali e i numeri più affidabili, e recenti, sono forniti da Federcasa, la federazione che associa 114 enti che si occupano di gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica – sottolinea l’Agi -. Per una curiosa coincidenza, la sede di Federcasa si trova a Roma in via Napoleone III al civico 6, il palazzo accanto a quello occupato da Casapound, che si trova al civico 8”.

Le aree maggiormente interessate

A luglio 2016, presentando un dossier sul tema, il presidente di Federcasa Luca Talluri a luglio 2106 aveva dichiarato: “Nel Paese gli alloggi occupati sono circa 48 mila, un numero non altissimo se messo in relazione agli oltre 750 mila alloggi gestiti dagli Enti casa a noi associati, ma ugualmente importante”. Si sta parlando qui solo di case popolari occupate, mentre gli immobili di privati o anche di enti pubblici ( ma non qualificate come case popolari, come ad esempio il palazzo occupato da Casapound)  non rientrano in questo conteggio. Ancora Talluri, nella stessa occasione, aveva poi affermato: “Rispetto al totale delle abitazioni risulta che circa il 6,4% di queste è occupato abusivamente. Le aree maggiormente interessate sono il Mezzogiorno (53,4%) e il Centro Italia (36,5%). Le stime riferiscono inoltre che rispetto al fenomeno dell’occupazione abusiva, le abitazioni che vengono occupate con forza rappresentano l’81% (circa 40 mila casi)”.

Senza averne diritto

Il restante 19% è invece occupato, precisa l’Agi, da persone che hanno perso il diritto a stare nella casa in cui si trovavano, ma che nonostante questo hanno continuato ad occupare l’immobile. Gli alloggi occupati abusivamente a fine 2016 risultano essere 30.615, di cui 21.980 per “assenza originaria del titolo” (cioè chi ha occupato non ha mai avuto diritto a quella casa) e 8.635 per “assenza sopravvenuta del titolo”, cioè il diritto alla casa è stato perso, ma nonostante questo l’alloggio non è stato lasciato libero. Questi 30.615 appartamenti rappresentano il 3,9% degli alloggi popolari (sono più di 750 mila in totale). Il Sud e le Isole resta l’area dove si registrano le percentuali più alte di occupazioni abusive – il 6,8% -, davanti al Centro (5,7%), al Nord-ovest (2,7%) e al Nord-est (0,4%). Il Centro detiene però il primato degli alloggi occupati fin da subito senza averne titolo (il 5%, contro il 4,3% del Sud e delle Isole, l’1,7% del Nord-ovest e lo 0,1% del Nord-est).

Case popolari

“A Roma gli edifici occupati abusivamente, a luglio 2019, risultano essere 82 – puntualizza l’Agi -. A 23 di questi, tra cui non è compreso quello occupato da Casapound, è stata data la priorità in base ad alcuni criteri stabiliti dal Prefetto della capitale nel Piano degli interventi di sgombero approvato di recente. A livello generale non esistono cifre precise per tutta Italia. Federcasa fornisce alcuni numeri interessanti, ma relativi ai soli alloggi popolari occupati abusivamente. Questi risultano essere nel 2016 più di 30 mila, di cui i due terzi occupati fin da subito senza averne alcun diritto (per il terzo restante l’illegittimità dell’occupazione è successiva). La situazione è significativamente più grave al Sud e nelle Isole, e nel Centro. L’area dove invece la situazione è nettamente migliore è il Nord-est”.

Edifici pericolanti

Sono recentemente stati effettuati a Roma gli sgomberi da un'area occupata abusivamente al parco della Caffarella, all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica. Si tratta del primo di una serie di interventi programmati con cui l’amministrazione capitolina rientra in possesso di terreni e manufatti espropriati da oltre un decennio. Gli edifici del complesso, ex sede di una concessionaria automobilistica, erano stati espropriati nel 2007 e uno di essi era stato dichiarato pericolante. “Sono migliaia gli immobili occupati da anni in Italia, da immigrati ma non solo. Palazzi pubblici, spesso edifici destinati a edilizia popolare e in qualche caso private abitazioni che vengono sottratte ai legittimi proprietari.

Antico equivoco

“Una situazione di illegalità che, tuttavia, viene accettata dall'inerzia dell'amministrazione pubblica, e persino giustificata dai giudici e dalle leggi- osserva l'Istituto Bruno Leoni-. I recenti sgomberi sono solo alcuni dei tanti nodi al pettine di una cultura giuridica sprezzante nei confronti del diritto di proprietà, che negli anni ha privato tale diritto delle sue garanzie anche di fronte a fenomeni di lampante violazione, come le occupazioni”. Una circolare del ministero dell’Interno prevede un censimento dei beni immobili pubblici e privati inutilizzati, perché vengano utilizzati a fini abitativi. “Sulla carta il titolare può godere del proprio bene anche lasciandolo del tutto inutilizzato: v’è da supporre che interventi simili vogliano preludere ad un sistema in questa facoltà venga di fatto negata, perlomeno in relazione ai beni immobili-osserva il centro di ricerca- Alla base di questo disprezzo per il diritto di proprietà c’è senz’altro un tradizionale equivoco da lotta di classe che divide il mondo tra ricchi, percettori “parassitari” di rendite di posizione e poveri, lavoratori o no. Ma c’è anche un più recente atteggiamento ipocritamente compassionevole da parte delle istituzioni pubbliche”.

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