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“Quadro generale peggiore del passato”, i dubbi di Bruxelles sulla manovra

Arrivano i primi dubbi della Commissione europea sulla legge di Bilancio italiana, giunta a Bruxelles a inizio settimana. A non convincere i tecnici Ue sono il gettito previsto dalle misure una tantum e alcune spese presentate come “eccezionali“. Nei prossimi giorni i contatti con Roma si intensificheranno per trovare una quadra dei conti un accordo che consenta di dare il via libera alla manovra.

“Sapevamo da alcune settimane che la manovra non sarebbe stata in linea con gli impegni presi a maggio”, hanno osservato oggi fonti dell’esecutivo europeo poco dopo aver ricevuto il Draft budgery plan (Dbp). Ma nonostante questo i contenuti del documento approdato a Bruxelles hanno ugualmente fatto storcere il naso. Perché, si spiega, il quadro generale è “peggiore che nel passato”. Cioè la differenza tra gli impegni presi in precedenza e le proposte formulate nel Dbp “sono più grandi” rispetto agli ultimi anni.

I numeri parlano da soli. Lo scorso maggio Padoan si era impegnato con Moscovici a mantenere il deficit all’1,8% nel 2017 e questo aveva consentito a Bruxelles di concedere all’Italia una flessibilità definita dal commissario agli affari economici “senza precedenti” pari allo 0,85 del Pil a fronte delle riforme, di investimento cofinanziati e dell’emergenza migranti-sicurezza. Un “tesoretto” da 19 miliardi per l’ultimo biennio. Nel Dbp il rapporto deficit-Pil è invece stato indicato per il prossimo anno al 2,3%. E il debito non scenderà. “Ora stiamo valutando fino a che punto possiamo considerare ancora ‘eccezionali’ certe spese” dicono ai piano alti della Commissione, nonché quanto siano realistiche “le previsioni di gettito legate a varie misure”, diverse delle quali una tantum.

Tra voluntary disclosure, rottamazione delle cartelle Equitalia, asta delle frequenze, lotta all’evasione e altro, il governo conta di reperire circa dieci miliardi con cui coprire le uscite previste in bilancio. Ma a Bruxelles le una tantum, pur a volte apprezzate in casi estremi, “non sono state mai particolarmente amate” perché hanno un effetto limitato nel tempo e, non essendo strutturali, non incidono sulla dinamica dei conti pubblici a medio e lungo termine. “E’ un caso difficile e complicato ma c’è la volontà di mantenere aperto il dialogo e trovare un accordo, il clima delle relazioni tra Bruxelles e Roma è sereno e costruttivo”, si rileva alla Commissione.

Dove però sottolineano pure “che ci sono regole da rispettare e in vigore. Non si può dare luce verde a qualsiasi cifra”. Insomma, alla fine non è certo una questione di decimali, ma piuttosto servono “solidi argomenti” o più brutalmente di “pezze d’appoggio” per evitare che altri partner accusino la Commissione e l’Italia poi di non rispettare il Patto di stabilità. Perché ad esempio potrebbe rivelarsi arduo continuare a sostenere l’eccezionalità delle spese per i migranti quando ormai si è arrivati al terzo anno d’emergenza.

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