Unità del centrosinistra e alleanze chiare. Queste le priorità che Romano Prodi ha evidenziato a Matteo Renzi nell’incontro chiarificatore andato in scena nella giornata di giovedì. Punti su cui il leader del Pd si è detto d’accordo aggiungendo di non aver mai lavorato per un abbraccio con Silvio Berlusconi ma di essere stato costretto a tentare la via, poi fallita, di una legge elettorale proporzionale perché l’unica che, sulla carta, aveva chance di successo in Parlamento.
Un primo chiarimento importante per l’ex presidente della Commissione europea che si considera l’uomo del bipolarismo, che per vent’anni ha duellato (e vinto) con l’ex Cavaliere. Così come, ha ricordato Prodi, il Pd è il partito da lui fondato e per la cui unità il Professore ha sempre lavorato pur essendo stato, ricorda oggi il fratello Franco, “quattro volte tradito dagli amici“, la più dolorosa “quella dei 101“. Se avesse deciso di andare altrove, sarebbe stata la rassicurazione, l’avrebbe detto con chiarezza. E per non dare messaggi discordanti, il Professore non dovrebbe partecipare l’1 luglio alla manifestazione con cui Pisapia battezza a piazza Santi Apostoli l’Alleanza per l’Italia.
Parole che fanno tirare un sospiro di sollievo ai renziani ben consapevoli dell’appeal della figura di Prodi sull’elettorato dem. Ma che non cambiano le difficoltà per riunire il centrosinistra, su cui i due ex premier, a quanto si apprende, si sono confrontati. “Il tema ora non è uscire da un accampamento per entrare in un altro. Il nodo vero è capire se il centrosinistra è una somma di realtà o di roccaforti”, è l’analisi di Gianni Cuperlo che, dopo giorni di silenzio, smentisce di voler lasciare il Pd per passare con il Campo Progressista di Pisapia ma assicura una “battaglia” da dentro il Pd per “un cammino federativo”.
La strada, a maggior ragione ora che è chiaro che si voterà a fine legislatura, è lunga. Ma, a parole, Prodi non sembra aver perso le speranze e, anche da fuori, si dice pronto a lavorare per superare le divisioni. E, tra una battuta e l’altra, dice di restare per ora super partes. “No, no, per carità, la giacca ce l’ho ancora…”, scherza in mattinata con i cronisti che gli chiedono se nel centrosinistra in molti gli tirano la giacca. Dal canto suo, anche Renzi si mostra convinto che un filo comune si possa trovare anche se l’alleanza deve avvenire sui contenuti e su capisaldi come l’abbassamento delle tasse o il jobs act lui non ha intenzione di tornare indietro.