Nichi Vendola è stato rinviato a giudizio nell’ambito del processo “Ambiente svenduto” che inizierà il prossimo 20 ottobre. Si tratta del caso giudiziario riguardante il disastro ecologico prodotto dall’Ilva di Taranto. Assieme all’ex governatore della Puglia finiscono alla sbarra 46 imputati, di cui 43 persone e 3 società. Tra questi ci sono alcuni rappresentanti della famiglia Riva – Claudio e Nicola, ancora detenuto dopo un periodo di latitanza a Londra – proprietaria dello stabilimento e dirigenti, ufficiali ed occulti che secondo l’accusa hanno spremuto lo stabilimento al massimo a scapito di salute e ambiente. Undici imputati a processo risponderanno di associazione per delinquere, una quindicina di disastro ambientale ed avvelenamento di sostanze alimentari.
Vendola è accusato di concussione aggravata per presunte pressioni ai danni dell’Arpa a favore del siderurgico. A giudizio con le stesse accuse l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido, che secondo i pm avrebbe fatto pressioni su due dirigenti all’Ambiente per favorire il rilascio di autorizzazioni alle discariche dell’Ilva. Il leader di Sel ha detto di avere “la coscienza pulita”. Rinvio a giudizio anche per il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, cui viene contestato l’abuso d’ufficio per non aver assunto misure contro l’inquinamento. Accuse di omicidio colposo invece per i dirigenti. Quest’ultima imputazione si riferisce alla morte di due operai nel 2013, avvenuta all’interno dello stabilimento.
Cinque persone coinvolte hanno optato per il giudizio abbreviato. Condanna a 3 anni e 4 mesi (la procura ne chiedeva 8) per l’ex consulente della procura e dirigente Arpa Roberto Primerano, accusato di falso e concorso in disastro ed avvelenamento. Condanna a 10 mesi (la richiesta era di 2 anni) per don Marco Gerardo, all’epoca segretario del vescovo accusato di favoreggiamento nei confronti di Girolamo Archinà, l’ex potentissimo responsabile delle pr dell’Ilva. Assolti l’ex assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro ed il luogotenente dei carabinieri Gianni Bardaro. Più di ottocento le parti civili costituite contro gli imputati. Fra queste due ministeri, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto, il partito dei Verdi, associazioni ambientaliste, cittadini residenti nei quartieri più colpiti dall’inquinamento. Il conto dei danni presentato supera i 30 miliardi di euro.