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Primi trasferimenti dal Cara di Mineo

Sono iniziati i primi trasferimenti dal Cara di Mineo (Catania), la cui chiusura è prevista entro fine anno.

Trasferiti

Cinquanta richiedenti asilo (tutti uomini) questa mattina hanno lasciato la struttura Vengono da Gambia, Nigeria, Guinea, Senegal, Mali, Costa d'Avorio e Benin. Sono destinati ai Cas, i centri di accoglienza straordinaria, di Trapani (25), Siracusa (15) e Ragusa (10).

Prossimi passi

Le famiglie con bambini e le situazioni ritenute maggiormente vulnerabili, come quelle di mamme sole con figli o persone con problemi di salute, restano per il momento nella struttura. Altri 50 partiranno il 17 febbraio e altri 50 ancora il 27. L'operazione di trasferimento è propedeutica alla chiusura del Cara entro l'anno. Oggi con due pullman – il primo a partire ne trasportava 25 diretti a Trapani – i migranti, avvertiti da giorni, hanno lasciato la struttura, accompagnati da mediatori culturali e scortati dalle forze dell'ordine. Operazioni compiute davanti a tanti giornalisti e al momento senza tensioni. 

La struttura

Nel Cara di Mineo, il più grande centro di accoglienza richiedenti asilo d'Europa e il secondo in via di chiusura in Italia dopo quello di Castelnuovo di Porto (Roma), erano ospitati 1.244 migranti. Da oggi scende sotto la soglia di 1.200 persone, prevista dall'accordo di salvaguardia, che permette ai gestori e al governo di potere rescindere il contratto senza pagare penali. La chiusura annunciata ha creato allarme tra i dipendenti del Cara, circa 220, e i lavoratori dell'indotto. Già in oltre 170 hanno perso il posto.

“Macerie”

Da qui l'allarme del sindaco Giuseppe Mistretta: “Io sono sempre stato contrario al Cara, sono d'accordo per la sua chiusura, ma lo Stato non può lasciare qui le macerie che ha creato. Noi siamo martiri e mi meraviglio che adesso si intesti la battaglia per la chiusura del Cara chi è stato il carnefice del territorio. Chiedo al ministro Salvini di incontrarmi per tutelare il territorio sia economicamente sia sul fronte della sicurezza. Non vogliamo soldi, ma è dal 2014 che chiediamo l'istituzione della zona franca per la fiscalità di vantaggio per il territorio”.

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