La corsa per la carica di segretario del Pd si arricchisce di un nuovo protagonista. Andrea Orlando ha, infatti, annunciato la sua candidatura. “Credo e non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare solo prepotenza – ha spiegato a margine di un’iniziativa a Ostia – credo che ci voglia responsabilità e credo che il Pd debba cambiare profondamente per poter essere utile davvero all’Italia e ai problemi degli italiani, che in questo momento stanno vivendo momenti difficili”.
L’obiettivo del Guardasigilli non è solo quello di partecipare alla partita, ma di battere gli avversari. “Sono deciso a vincere, mi candido per quello – ha proseguito – ci saranno tanti con me e vedremo come organizzarci”. Il partito che Orlando vuole costruire non deve essere solo spostato a sinistra. “Dentro il Pd ci deve essere anche il rosso, ma noi dobbiamo rifare il Pd che abbiamo sognato dieci anni fa e dobbiamo lavorare per evitare che la politica diventi soltanto risse, conflitti e scontri tra personalità, ma torni a essere una grande e bella occasione di vivere insieme e lavorare per la trasformazione dell’Italia”.
Nella sua corsa alla segreteria, Orlando potrà contare sull’appoggio di esponenti di primo piano, a livello nazionale e locale. A partire dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. “Dobbiamo cambiare il Pd – ha affermato -. Perché così non va. Ci vuole innovazione, protagonismo, coinvolgimento di chi ne fa parte, collegialità. Andrea Orlando credo possa rappresentare questa novità e quindi lo sosterrò nella scommessa che ha lanciato oggi. Forza e coraggio, rimettiamoci in cammino“.
Secondo la deputata dem Gea Schirò “il ministro Orlando da molto tempo dimostra di essere una risorsa autorevole e discreta dei valori della democrazia repubblicana, per questo saluto con entusiasmo la sua candidatura a segretario del Pd. In questi giorni confusi non ha mai perso la bussola dei principi di trasparenza ed efficienza, ha avviato una importante riforma del sistema penale italiano senza mai sottrarsi al confronto continuo con la scomoda realtà carceraria. Nei giorni difficili per il Pd, e sopratutto per i suoi elettori, ha manifestato pubblicamente un motivato dissenso quando necessario, senza travalicare i limiti imposti dal suo ruolo”.
Intanto la prossima settimana un’assemblea potrebbe nominare il coordinamento del nuovo soggetto politico della sinistra. Poi a marzo si dovrebbe svolgere un evento pubblico nazionale. Il “cantiere” dei bersaniani lavora infatti a pieno ritmo per dare da subito un segnale e indicare il percorso sia a quanti sui territori sono tentati dall’uscita dal Pd, sia al pezzo di sinistra, da Pisapia a Vendola, che dall’esterno osserva dove porterà la scissione. Ma la scelta non è facile, tanto che all’indomani dello strappo dal Pd, tra i deputati si registrano dubbi e ripensamenti: Andrea Giorgis, che era accreditato come possibile capogruppo, decide per ora di restare nel Pd.