Mercoledì è ufficialmente iniziata la vendemmia 2019 con la raccolta del primo grappolo di uva in Italia e le prime stime sull’andamento della produzione a livello nazionale e per i principali Paesi concorrenti. Nell'azienda agricola Massimo Cassarà a Contrada San Giorgio a Salemi, in provincia di Trapani è stata inaugurata la raccolta lungo la Penisola con la vendemmia delle uve di Pinot grigio, le prime ad essere trasformate in vino.
Quotazioni in altalena
Nell’occasione è stata divulgata una analisi della Coldiretti con le stime esclusive sull’andamento qualitativo e quantitativo a livello nazionale, sullo storico duello con i rivali francesi, sull’export e sull’impatto occupazionale ed economico del vino Made in Italy nel 2019. Già il 2018 era stato un anno di prezzi in altalena per il vino italiano, con le quotazioni dei vini comuni a novembre 2018 che avevano segnato il passo rispetto al 2017: il calo dei bianchi comuni su novembre 2017 è stato del -21,1%, dei rossi e dei rosati comuni del -24,5%, secondo le quotazioni di Ismea, analizzate da WineNews. Una situazione in decisa controtendenza sia rispetto alla Spagna, dove i vini bianchi comuni nel 2018 si sono apprezzati del +36,7%, a 3,52 euro per ettogrado ed i vini rossi hanno guadagnato il +43,8%, a 4,45 euro per ettogrado, sia alla Francia, dove la quotazione dei vini bianchi comuni è cresciuta del +4,8%, a 6,74 euro per ettogrado, e quella dei vini rossi comuni del +18,7%, a 6,61 euro per ettogrado.
Rossi e bianchi
“La vendemmia 2019 è in preparazione in tutta Italia, e se lo stato del vigneto italiano non sembra presentare, ad oggi, particolari criticità, a preoccupare i viticoltori in primis, ma non solo, è la tensione al ribasso sui prezzi dei vini sfusi all’ingrosso – riferisce Adnkronos -. Una questione delicata e sotto i riflettori da tempo, che ha subito un importante scossone dopo la vendemmia 2018, con quantitativi nella media, che ha visto iniziare il crollo delle quotazioni dei vini, a detta di molti ben oltre quanto fosse lecito aspettarsi dopo i rialzi importanti dopo la scarsissima vendemmia 2017″. E così, se più volte dalle rilevazioni Ismea, analizzate da Winenews.it, è emerso il calo anche di denominazioni importanti, a fare il punto della situazione alle porte della raccolta 2019, che peraltro si annuncia buona almeno in quantità, sono Unioncamere e Bmti (Borsa Merci Telematica Italiana), secondo cui, su base annua, “il calo, iniziato negli ultimi mesi del 2018, sfiora ormai la doppia cifra, attestandosi su un -9,4%. Ad essere più penalizzati nel confronto con lo scorso anno, sottolinea Adnkronos, sono i vini generici, senza denominazione, con flessioni del 12,9% -19,5% per i bianchi e del -24,7% per i rosati”.
Metodo Charmat
Percentuali preoccupanti, e il calo, seppur in misura minore, per i vini Dop e Igp: nel complesso le denominazioni rossiste sono in calo del -4,6% rispetto ad un anno fa (con punte del -9,9% per Dop e Igp di fascia più bassa), mentre i bianchi a Denominazione o Indicazione Geografica scendono del -5,4% (con picchi del -12,4% nelle fasce di prezzo più economiche). E, in generale, secondo i dati Unioncamere e Bmti, non tengono più neanche gli spumanti, nonostante la crescita dei consumi in Italia e nel mondo, seppure con delle differenze: se nel complesso il calo delle quotazioni è del -5,3%, da un lato si registra il crollo delle quotazioni del metodo Charmat, dove domina il Prosecco a -7,3%, dall’altro la leggera crescita dei metodo classico, a +1,7%, unica voce in positivo insieme a quella dei vini rosati Dop e Igp, in aumento de +1,4%. Ma se questo è il quadro generale, diverso è lo stato di salute di alcune delle denominazioni più rilevanti delle tre Regioni top del vino italiano, Piemonte, Veneto e Toscana, secondo i dati Unioncamere e Bmti analizzati da Winenews.it Partendo proprio dal Piemonte, le quotazioni di Barolo rilevate a luglio, secondo la Camera di Commercio di Torino, sono sostanzialmente stabili tra gli 8-9 euro a litro, come un anno fa, mentre quelle di Barbaresco sono addirittura salite dai dai 4,7 euro al litro di giugno 2018 ai 5,5 di luglio 2019. Diverso, puntualizza Adnkronos, l’andamento del mondo Barbera: si vai dai poco meno di 2 euro al litro per la Barbera d’Alba Docg agli 1,5 Barbera d’Asti Docg, sostanzialmente stabili, mentre sono in rialzo, rispetto all’estate 2018, sia le quotazioni di Barbera del Monferrato Doc, intorno ad 1,2 euro al litro, e del Piemonte Barbera Doc, poco sopra gli 1,3 euro al litro. Leggerissimo rialzo, osserva Adnkronos, per il Gavi, intorno ai 2,8-2,9 euro al litro.
Vince chi innova
“In Piemonte la vendemmia si prospetta di ottima qualità e con quantità più consone rispetto alla media, dopo una vendemmia 2018 abbondante”, dichiara all'Adnkronos il presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli di Brondello, titolare di Tenuta Guazzaura a Serralunga di Crea e viticoltore -. Come sempre sarà decisivo il clima delle ultime settimane – avverte – per definire meglio i parametri qualitativi delle uve piemontesi. Certo è che la vitivinicoltura è uno dei settori che più sta risentendo dei cambiamenti climatici in atto, rendendo indispensabili le moderne tecniche di gestione del vigneto che fanno sempre più ricorso all’innovazione e al precision farming“.