Pevisione al ribasso del Pil di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di aprile. Lo comunica oggi l’Istat diffondendo i dati relativi ai “Conti economici nazionali” per gli anni 1995-2018.
Il rapporto
“Si conferma che nel 2018 vi è stato un significativo rallentamento della crescita, con un tasso di variazione del Pil dello 0,8%, a fronte di un incremento dell’1,7% nel 2017”, spiega l’Istat, aggiungendo che “nel corso della fase di espansione 2015-2018 sulla base delle nuove stime si è registrato un aumento complessivo del Pil in volume del 4,6%”. “La revisione generale dei conti – prosegue la nota – ha condotto a una nuova misura del livello del Pil nominale che nel 2016, anno per il quale si diffondono le stime definitive che incorporano i miglioramenti metodologici e le informazioni di base, è risultato superiore di circa 5,8 miliardi (0,3%) rispetto a quello quantificato in precedenza”. Nel 2018 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.765.421 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 8.439 milioni rispetto alla stima di aprile scorso. Per il 2017 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 9.220 milioni di euro. “Sulla base dei nuovi dati, il Pil in volume – spiega l’Istat – è cresciuto nel 2017 dell’1,7%, con una revisione nulla rispetto alla stima di aprile; il tasso di crescita del 2016 è stato rivisto all’1,3% dall’1,1% della stima precedente”. Stando ai dati diffusi, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è pari nel 2018 a -2,2% (-2,4 % nel 2017), con una lievissima revisione in peggioramento (+0,2 punti percentuali) rispetto alla stima pubblicata ad aprile. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è pari all’+1,5 % del Pil. Per quanto riguarda il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, questo – rileva l’Istat – “ha segnato nel 2018 una crescita dell’1,8% in valore nominale e dello 0,9% in termini di potere d’acquisto. Poiché il valore dei consumi privati è aumentato dell’1,7%, la propensione al risparmio delle famiglie è rimasta quasi stabile, passando dall’8,0 all’8,1%”.