Pil invariato a fine 2014. Stop all’incubo della recessione

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L’Italia sembra essersi messa dietro le spalle l’incubo della recessione. Secondo l’Istat nel quarto trimestre del 2014 il Pil è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,3% nei confronti del quarto trimestre del 2013. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dell’industria e di un aumento nei servizi. Dal lato della domanda, il contributo negativo della componente nazionale è compensato da un apporto positivo della componente estera netta.

In relazione ai dati preliminari del Pil diffusi oggi dall’Istat, la Confesercenti ha spiegato che: “Anche se i dati negativi sul Pil appaiono scontati, sarebbe un errore sottovalutare il campanello d’allarme di una variazione acquisita per il 2015 attesa ancora una volta con un segno meno. È come se l’economia italiana avesse iniziato un nuovo campionato con una penalizzazione che va sanata tornando a vincere la sfida per la crescita”. Lo scenario che si prospetta dunque “contiene il rischio di una nuova ed eventuale regressione dei consumi, se la nostra economia non si riprenderà nei prossimi mesi. Saremmo allora in presenza di un ulteriore disastro per l’occupazione e la tenuta delle imprese che lavorano per il mercato interno. Ancora una volta la scelta da fare è quella di rimettere al centro di un migliore e più incisivo confronto politico e sociale la crescita economica e quindi le imprese, decidendo senza perdere altro tempo misure importanti per ridurre il peso fiscale e tagliare la spesa”.

“Il dato conferma che la nostra economia è afflitta da una perdurante stagnazione – ha commentato l’Ufficio studi di Confcommercio – che ha contraddistinto almeno tutto l’anno passato, chiuso a -0,4%. La ripresa è, dunque, tutta da costruire ma oggi ci sono circostanze particolarmente favorevoli per fare del 2015 un anno di crescita di dimensioni non trascurabili”. In particolare andranno sfruttati “gli impulsi provenienti dal quadro internazionale, che non erano ancora maturi per produrre i loro effetti nell’ultima parte del 2014”.