Italiani ancora pessimisti sul futuro economico del Paese. Lo rivela il “Rapporto 2017 sulla qualità dello sviluppo in Italia” elaborato dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil e dall'Istituto Tecnè.
Il report
Nonostante la crisi economica sia finita – lo dice la cresciat del Pil – per il 32% degli italiani il 2018 sarà infatti peggiore del 2017; per il 51% sarà uguale e solo per il 17% sarà invece migliore. Non va meglio la percezione sulla situazione economica della propria famiglia tra 12 mesi: solo il 9% vede un miglioramento.
Il 75% pensa che sarà uguale a quella di oggi, mentre il 16% teme addirittura un peggioramento. Per quanto riguarda le attese sull'andamento dell'occupazione nei prossimi mesi, per il 44% resterà stabile, per il 38% farà registrare una diminuzione e solo per il 18% una crescita.
La Cgil
“Le dinamiche della crescita in atto non diminuiscono le diseguaglianze né producono nuova occupazione, soprattutto di qualità”, ha commentato i dati il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “Un fenomeno – ha proseguito – che si tende a nascondere. Le diseguaglianze sono state una delle cause della crisi e il loro permanere nella fase più alta di crescita del Pil degli ultimi tre anni spiega il diffuso pessimismo e malcontento tra le persone e le forme di risentimento sociale di cui si alimentano i populismi“.
I dati, ha spiegato il segretario generale della Cgil, “migliorano o sono stazionari, ma è proprio la mancanza di fiducia nella prospettiva economica, sia del Paese che delle famiglie, che colpisce. Pochi stanno meglio, molti continuano a stare male. Al massimo, la loro condizione smette di peggiorare“.
“E' evidente – conclude Camusso – che la qualità della ripresa non è all'altezza delle necessità; troppo forte il suo carattere congiunturale e non strutturale, così come troppo elevata resta la differenza tra il nord e il sud del Paese. Per questo le proposte del sindacato insistono su investimenti produttivi, a partire dalle nuove tecnologie digitali, sul governo dell'innovazione e sulla qualità dell'occupazione”.