Il grattacapo stavolta l’ha creato la Corte Costituzionale, dichiarando l’illegittimità dello stop alla rivalutazione delle pensioni al costo della vita voluto dal governo Monti. Una sentenza che apre una voragine nei conti dello Stato proprio mentre il governo chiede all’Europa maggiori margini di manovra per fare le riforme. A Bruxelles hanno già drizzato le antenne, “aspettiamo di sapere come il governo applicherà questa pronuncia. Ma qualsiasi cosa cambi gli obiettivi di bilancio del documento di programmazione finanziaria dell’Italia deve essere compensato”. Tradotto in parole povere: i soldi che usciranno dalla porta dovranno rientrare dalla finestra. Come non è interesse dell’Ue saperlo, l’importante è che si evitino squilibri finanziari.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha provato a riportare la calma. “E’ ancora presto per fare valutazioni” ha spiegato escludendo il rischio di una “patrimoniale” perché “il nostro governo vuole ridurre le tasse e non aumentarle”. Poletti ha parlato a margine dell’assemblea di Rete Imprese Italia. La soluzione proposta da Confindustria per evitare scompensi è quella di cercare risorse nella “spesa pubblica improduttiva”. “Le famiglie e le imprese – ha detto il presidente Carlo Sangalli – devono avere due certezze: che non aumenti l’Iva, che bloccherebbe qualsiasi prospettiva di ripresa economica, e che le risorse per le pensioni vengano ricavate tagliando la spesa pubblica improduttiva”.
“Si è legiferato male” è stato invece il commento di Susanna Camusso. “La sentenza non è un aggravio nei conti dello Stato. La legge Fornero -ha detto il leader della Cgil – come altre leggi, è piena di ingiustizie. Il governo dovrebbe decidere di affrontare il tema di una revisione radicale del sistema previdenziale, togliendo tutte le ingiustizie che ci sono”.