In partenza il programma “Quantitative easing” (Qe), una misura con cui la banca centrale europea (Bce) effettua degli acquisti programmati di titoli finanziari (in particolare obbligazioni) negoziati sul mercato. In questo modo, a intervalli regolari, Francoforte immette nel sistema finanziario una massiccia dose di liquidità che serve appunto per comprare i titoli. Si tratta di una misura straordinaria che ha lo scopo di rilanciare l’economia dell’Eurozona, facendo scendere il costo del debito degli stati e i tassi di interesse, rilanciando il mercato del credito e fermando la deflazione, cioè il calo dei prezzi al consumo che si registra oggi in diversi paesi del Vecchio Continente.
Con il Qe l’Italia dovrebbe ricevere dalla Bce fino a 150 miliardi di euro. Il dato lo ha stimato la Cgia di Mestre che rileva come questa operazione dovrà contrastare il credit crunch. Secondo la Cgia negli ultimi tre anni le famiglie e le imprese italiane hanno subito una contrazione nell’erogazione degli impieghi pari a 110 miliardi di euro. In attesa che da oggi scatti la nuova operazione sul Quantitative easing la Cgia rileva che tra il 2011 e la fine del 2014 le operazioni di rifinanziamento a lungo termine lanciate da Francoforte hanno consentito all’Italia di ricevere 305 miliardi di prestiti (pari al 25% del totale erogato nell’area dell’euro). Se nel dicembre del 2011 la Bce ha erogato al nostro sistema creditizio 116 miliardi con il Ltro 1, qualche mese dopo (febbraio 2012) se ne sono aggiunti altri 139 miliardi, grazie all’operazione Ltro 2. In tempi più recenti, infine, con il Tltro 1 (del settembre 2014) e con Tltro 2 (del dicembre 2014) l’Italia ha percepito rispettivamente 23 e 27 miliardi di euro.
Il fine delle autorità monetarie che effettuano il qe è quello di ampliare la quantità di moneta in circolazione, in modo da stimolare l’economia. È ciò che hanno già fatto negli anni scorsi, molto prima della Bce, altre banche centrali extra-europee come la Federal Reserve americana, la Bank of England britannica e la nipponica Bank of Japan. Ora, anche la Bce si appresta a muoversi nella stessa direzione con delle misure di cui non si conoscono ancora i dettagli. Si parla dell’immissione complessiva nel sistema finanziario di mille miliardi di euro impiegati per lo più in acquisti programmati di titoli di stato dell’Eurozona di media e lunga scadenza.
Il programma Qe durerà almeno fino al settembre 2016 ma potrà essere esteso in maniera indefinita finché l’inflazione arriverà ad un livello inferiore ma prossimo al 2%. Gli acquisti, che avverrano sul mercato secondario, riguarderanno principalmente titoli di Stato ma coinvolgeranno anche emissioni di istituzioni sovranazionali presenti nell’Eurozona (come la Bei o fondi salva-Stati Esm ed Efsf), che conteranno per il 12% degli acquisti totali. I bond acquistati avranno una scadenza dai due ai trent’anni e potranno riguardare solo titoli confermati da almeno una delle principali agenzie di rating.
Sono previste però deroghe per quei paesi che stiano seguendo un piano di assistenza internazionale, come la Grecia. Gli acquisti verranno effettuati in concreto dalle banche centrali nazionali dei singoli Stati, che garantiranno per l’80% dei bond acquistati. La condivisione del rischio con la Bce, varrà solo per il restante 20%, ovvero tutti i titoli di istituzioni sovranazionali europee e una quota di bond sovrani pari all’8% restante del totale.