La polemica sulle retribuzioni in nero e sul debito nell'azienda e della famiglia Di Maio prova a rientrare. Il tentativo, che scagiona l'attuale ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, è stato fatto dal padre del vicepremier, Antonio, il quale utilizza proprio uno degli strumenti che più caratterizzano il leader del M5s: un videomessaggio su Facebook. Antonio Di Maio lo chiarisce subito (“Questa volta Facebook lo uso io”), prima di iniziare un discorso di più di cinque minuti nel quale ha chiesto scusa per gli errori commessi ma ribadendo che suo figlio è del tutto estraneo alla gestione dell'azienda: “Sentivo il dovere di scrivere. Mi dispiace per mio figlio Luigi che stanno cercando di attaccare ma, come ho già detto, lui non ha la minima colpa e non era a conoscenza di nulla”.
La versione di Di Maio Sr.
Per quanto riguarda le accuse lanciate all'azienda per le presunte vicende di abusi, sul debito contratto con lo Stato e le retribuzioni non dichiarate, Antonio Di Maio dà la sua versione, spiegando di essere “un piccolo imprenditore che ha commesso degli errori”, chiarendo poi la questione del debito non riscosso dall'Agenzia di riscossione: “Non esiste nessuna elusione fraudolenta. Nel 2006 ho deciso di chiudere la mia azienda per debiti tributari e previdenziali che non ero in grado di pagare. Non vi era altra strada che chiudere. Ma non ho sottratto i miei beni alla garanzia dei creditori”. Ribadisce che “essere un piccolo imprenditore non è facile soprattutto quando le commesse non vengono pagate, c’è crisi, e a volte si ha paura di non andare avanti. Ho sbagliato a prendere lavoratori in nero, per carità, ma l’ho fatto perché in quel momento non trovavo altra soluzione a una situazione difficile”. Per quanto riguarda il ministro del lavoro, Di Maio senior ha chiarito: “Luigi a volte ha dato una mano in azienda, come fanno tanti figli con i padri, e ci sono tanti documenti che lo provano: lui li ha già pubblicati. Io sono molto orgoglioso dei miei figli e sono orgoglioso di Luigi. Non voglio certamente discolparmi se ho fatto degli errori e voglio da padre a figlio dire a Luigi che mi dispiace per tutto quel che sta passando. Da padre posso solo incoraggiarlo ad andare avanti, non perché è mio figlio, ma perché credo che sta facendo il bene di questo Paese contro tutto e contro tutti”.
Il capanno a Mariglianella
Poi parla dell'episodio del capanno a Mariglianella: “Quando nei giorni scorsi la polizia municipale è venuta a controllare il capanno sul terreno di proprietà mio e di mia sorella, l’area è stata sorvolata da un drone, come nei giorni scorsi la nostra casa. C’erano giornalisti e telecamere ovunque. Forse non spetta a me giudicare, ma mi sembra un trattamento che si riserva a un pericoloso criminale e mi spiace per i miei vicini e per tutto il paese. Ammetto che nel cortile avevo lasciato qualche mattone e dei sacchi con del materiale edile e altre cose. Anche in questo caso, se ho sbagliato me ne assumo la responsabilità. Ma essendo la mia proprietà privata, non pensavo che questo potesse essere addirittura un reato ambientale”.