Matteo Renzi si è formalmente dimesso lunedì. Come da lui richiesto nella lettera di dimissioni, e come previsto dallo statuto, ho immediatamente annunciato la convocazione dell'assemblea nazionale per gli adempimenti conseguenti”. Fa chiarezza il presidente del Partito democratico, Matteo Orfini, diradando le ultime nubi sull'addio dell'ormai ex segretario dem annunciato dopo il flop elettorale ad appena 24 ore dall'entrata del ministro dello Sviluppo economico fra i dem. “Contestualmente – ha spiegato Orfini – ho convocato la direzione nazionale che sarà aperta dalla relazione del vicesegretario Martina. Nella direzione discuteremo le scelte politiche che il Pd dovrà assumere nelle prossime settimane. Continuare a discutere di un fatto ormai avvenuto come non vi fossero state non ha molto senso. Come non lo ha disquisire del percorso conseguente le dimissioni che è chiaramente definito dal nostro statuto e che non consente margini interpretativi né soluzioni creative”.
Calenda: “Alleanza col M5s? Me ne andrei”
Proprio Calenda, all'indomani della sua iscrizione nel partito, ha postato un tweet nel quale ha fissato alcune condizioni precise legate alla sua permanenza, precisando che “se il Pd si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici”. Per il ministro uscente, “si può ripartire solo se lo si fa insieme. Ultima cosa di cui abbiamo bisogno è arrocco da un lato e desiderio di resa dei conti dall'altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano da M5s”. Nella giornata di ieri, a 'Otto e mezzo', Calenda aveva spiegato di essersi iscritto “al Pd per dare un segnale di qualcosa di importante: se il Pd non recupera l'Italia è a rischio. Abbiamo bisogno di un partito che ha cultura di governo e riformista e con voti maggiori di quelli che abbiamo preso, bisogna rimboccarsi le maniche, non è che credo che essendomi iscritto chissà cosa accada ma è un segnale”.
Orlando: “Il 90% dei dem contrario”
In merito al veto sul M5s posto da Calenda ha detto la sua anche uno dei leader della (ormai ex) minoranza dem, Andrea Orlando, il quale ha dato addirittura dei supporti 'numerici': “Il 90% del gruppo dirigente del Pd – ha twittato – è contrario ad un'alleanza con il M5s… non siamo compatibili né con loro né col Centrodestra. Stiamo discutendo dell'ipotesi di alleanza con Di Maio perché è stata la prima introdotta nella discussione interna al partito ma abbiamo la stessa distanza con i grillini e con il Centrodestra”.