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Omicidio di Marco Biagi, il ricordo di Mattarella

Furono sei colpi d'arma da fuoco, esplosi da distanza ravvicinata, a uccidere il giuslavorista Marco Biagi, mentre rincasava percorrendo in bicicletta il tratto di strada dalla stazione di Bologna alla sua abitazione di Via Valdonica. Era la sera del 19 marzo 2002 e la rivendicazione dell'agguato arrivò solo qualche ora dopo l'omicidio, portando la firma delle Nuove Brigate rosse. Biagi era stato il promotore di una legge sulla riforma del mercato del lavoro che sarebbe entrata in vigore (portando il suo nome) il 14 febbraio 2003, quasi un anno dopo la sua morte, incentrata sulla revisione dei rapporti di lavoro, in particolare sul piano della contrattualizzazione. Come ogni anno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato il giuslavorista e il suo operato, affermando che “le Brigate Rosse sono state sconfitte dalla sobrietà, dall'unità del nostro popolo”.

Il ricordo

Il Capo dello Stato ha spiegato, parlando al convegno delle Fondazione Marco Biagi di Modena, che “a noi rimane il dovere della memoria, della memoria di chi è rimasto vittima perché impersonava, interpretava, un ruolo di cucitura, di valorizzazione della coesione sociale”. L'omicidio, avvenuto 17 anni fa, impone una costante riflessione ed “è molto importante che la Fondazione abbia scelto, anno per anno, di ricordare Marco Biagi sviluppando le tematiche della sua riflessione dei suoi studi perché questo è il modo per sviluppare la strada, il percorso che Brigatisti volevano ostruire”. Per questo, ha detto ancora, “ringrazio molto la Fondazione per quanto svolge, rinnovo un saluto particolarmente intenso e di inalterata solidarietà alla signora Marina Orlandi, a Francesco Biagi e a Lorenzo Biagi e esprimo loro la riconoscenza della Repubblica per quel che Marco Biagi ha fatto nella sua vita”.

“Un uomo di dialogo”

Il giuslavorista è stato indicato da Mattarella come “un uomo di dialogo”, come “un docente che amava l'insegnamento e il suo rapporto e confronto con gli studenti. Uno studioso che approfondiva i temi della sua disciplina, avvertendo con grande consapevolezza che quell'equilibrio mirabile disegnato dalla nostra Costituzione richiede che ci si preoccupi costantemente di evitare che nascano ferite nella coesione sociale. E intervenire costantemente per sanarle, ridurre le fratture sociali e per rimuoverle”.

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