E'arrivato l'ok della Camera alla prosecuzione di tutte le missioni internazionali dell'Italia, compresa quella in prossimità di avviamento in Niger. La maggioranza a Montecitorio è stata ottenuta nonostante il voto contrario del Movimento 5 stelle e di 'Liberi e uguali', oltre all'astensione della Lega Nord. Parere positivo, invece, da parte di Forza Italia e Fratelli d'Italia, in accordo sulla continuazione delle missioni che, oltre al Niger, vedranno il nostro Paese impegnato nella Repubblica Centrafricana, nel Sahara Occidentale e in Tunisia: il pacchetto approvato in aula prevede, proprio in relazione a quest'ultima, un incremento delle forze in campo che verranno aumentate di 60 unità poste a sostegno della missione Nato per lo sviluppo delle locali Forze armate.
Niger e Libia
Il tema cardine della giornata, a ogni modo, è stato il Niger, luogo cruciale del flusso migratorio e osservato speciale in merito al dramma del traffico di esseri umani. Nel Paese africano verrà creato un contingente di 470 militari, dislocati sul territorio nel corso dell'anno: inizieranno 120 unità nei primi sei mesi. Agli uomini, saranno affiancati 130 mezzi di terra e due aerei, per un costo totale di 49,5 milioni di euro per tutti i 12 mesi. Come assicurato dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, non si tratterà di una missione “combat”, quanto più di un addestramento, organizzato in risposta alla richiesta d'aiuto delle autorità del Niger in merito alla salvaguardia dei propri confini, dove i soldati italiani agiranno come “sentinelle”. Anche in Libia verrà incrementato il contingente dell'esercito presente sul territorio il quale, dalle attuali 370 unità, passerà a 400: 49 milioni di euro verranno investiti per l'accorpamento delle due missioni attualmente in corso (quella in appoggio alla Guardia Costiera e la Ippocrate, nella città di Misurata) e, anche in questo caso, verrà allestita un'operazione di addestramento, affiancata a quella di ripristino delle infrastrutture.
Forze dimezzate in Iraq e Afghanistan
Con l'incremento delle forze presenti in Africa, subiranno una riduzione quelle impiegate in Medio Oriente: meno uomini e mezzi, infatti, saranno operativi in Iraq e Afghanistan. Nel primo caso, in particolare, verranno dimezzate le unità a disposizione della coalizione anti-Isis (attualmente 1500), decisione giustificata con la sconfitta militare dei jihadisti del Califfato e il riutilizzo a sostegno delle missioni nel Mediterraneo: “Non c'è più quell'urgenza di combattimento quando c'era il Daesh – ha spiegato il ministro Pinotti -. Abbiamo addestrato 30 mila persone, un pezzo del successo contro Daesh lo dobbiamo ai nostri militari. Ora si sta lavorando all'addestramento delle forze di sicurezza locali che dovranno gestire i territori liberati”.