Detto fatto: la Camera ha approvato in prima lettura il ddl che introduce nel codice penale il reato di tortura. Un’accelerata, quella di Montecitorio, resasi necessaria dopo la condanna di Strasburgo per il caso Diaz. Il testo ora passerà al Senato per la seconda lettura. In sintesi, vengono introdotti due nuovi articoli per punire il reato di tortura e di istigazione alla tortura. Nel primo caso viene prevista la pena da 4 a 10 anni di carcere , con diverse aggravanti. La seconda fattispecie, invece, viene punita invece con il carcere da 1 a 6 anni. Prevista, tra le altre cose, l’invalidità delle prove ottenute mediante tortura e il divieto di espellere o respingere stranieri in Paesi che praticano la tortura. Ha votato insieme alla maggioranza il gruppo di Sinistra ecologia e libertà, mentre il Movimento 5 stelle si è astenuto.
La disposizione definisce il delitto come quello commesso da “chiunque, con violenza o minaccia ovvero con violazione dei propri obblighi di protezione, di cura o di assistenza, intenzionalmente cagiona ad una persona a lui affidata, o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche al fine di ottenere, da essa o da un terzo, informazioni o dichiarazioni o di infliggere una punizione o di vincere una resistenza, ovvero in ragione dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose”. Il reato prevede diverse aggravanti: se i fatti vengono commessi da un pubblico ufficiale la pena prevista è da 5 a 15 anni; in caso di lesione personale le pene sono aumentate; in caso di lesione personale grave le pene sono aumentate di un terzo e della metà in caso di lesione personale gravissima; in caso di morte involontaria la pena è aumentata di due terzi; in caso di morte provocata volontariamente la pena è l’ergastolo.