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Ok del Consiglio dei ministri al matrimonio tra Anas e Fs: nasce il colosso delle infrastrutture

Via libera del Consiglio dei ministri all’incorporazione di Anas all’interno di Ferrovie dello Stato. La maxi-operazione, attesa da mesi ma arenata sugli ostacoli finanziari e burocratici legati alla natura delle due società, sarà inserita nella manovra-bis. Mantenendo la propria autonomia, Anas darà vita con Fs ad un polo integrato strade-ferrovie, puntando a fare massa critica a livello internazionale. L’incorporazione avverrebbe con aumento di capitale di Ferrovie effettuato dallo Stato con il conferimento di Anas. Una soluzione che permetterebbe di mantenere invariato il patrimonio dello Stato a 40 miliardi totali, somma degli attuali 38 miliardi circa di FS e di 2 circa di Anas.

Il via libera è arrivato grazie allo sblocco di uno dei punti finora dirimenti per la fusione, la questione cioè dei maxi contenziosi che pesano sul bilancio di Anas. Un tentativo di soluzione era stato fatto con la scorsa legge di bilancio, ma la norma era stata poi stralciata dal testo, lasciando insoluto il problema. Il governo sembra ora aver trovato il modo di aggirare l’ostacolo con un piano triennale di definizione in via bonaria dei pendenti e l’accantonamento di riserve per 700 milioni di euro. Il contratto di programma che dovrebbe essere varato dal Cipe nelle prossime settimane permetterà inoltre ad Anas di mantenere la sua autonomia finanziaria.

I passaggi non dovrebbero essere quindi troppo lunghi e le nozze tra le due società potrebbero quindi chiudersi entro la fine dell’anno. In via non proprio ortodossa l’ok dell’esecutivo all’operazione è arrivato a due giorni dall’approvazione in cdm della manovra che dovrà contenerla. Il decreto non ha infatti visto ancora la luce nel suo insieme ma sta via via componendosi nelle sue varie parti ed è atteso nell’articolato completo, presumibilmente, dopo Pasqua.

Uno dei tasselli più importanti a livello di entrate sarà la stretta sulle compensazioni “indebite” tra crediti e debiti fiscali, che darà un apporto di circa 900 milioni alla correzione dei conti. La misure abbasserà da 15.000 a 5.000 euro il tetto sotto il quale la compensazione può avvenire senza il visto di conformità. Le compensazioni sono cresciute esponenzialmente negli ultimi anni, raggiungendo nel 2016 quota 38,7 miliardi. Un fenomeno dietro il quale si nasconderebbero molte frodi che il governo punta a contrastare. La stretta fiscale riguarderebbe anche gli affitti brevi sotto i 30 giorni, con quella che tempo fa è stata ribattezzata la “tassa Airbnb”.

Le ipotesi erano emerse nella legge di bilancio con emendamenti dello stesso Pd bocciati direttamente da Matteo Renzi. Questa volta si tratterebbe di un prelievo alla fonte della cedolare secca al 21%, già esistente ma che diventerebbe così obbligatoria. Le agenzie immobiliari o i portali internet come anche Booking agirebbero quindi come sostituiti di imposta, girando il prelievo direttamente allo Stato.

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