La riforma della Costituzione è più vicina. La Camera ha approvato il ddl Boschi con 357 sì, 125 no e 7 astenuti, rimettendo il testo al Senato per la seconda lettura. Un quorum più basso della maggioranza qualificata dei due terzi richiesta dalla Carta fondamentale e che, quindi, apre la strada per il referendum confermativo ad approvazione definitiva avvenuta. La consultazione era già stata ipotizzata da Matteo Renzi in risposta al dietrofront di Forza Italia sul patto del Nazareno; “Sceglieranno i cittadini” era stata la replica del premier. A favore della bozza hanno votato Pd, Ap, Per l’Italia, Scelta Civica e Minoranze linguistiche; contrari Fi, Lega, Fdi-An, gli ex 5 stelle di Alternativa Libera e Sel.
A tener banco è però proprio il partito di Silvio Berlusconi che è uscito dilaniato dalla giornata, con 17 deputati vicini a Denis Verdini che hanno inviato una lettera al Presidente azzurro in cui viene difeso l’accordo siglato a inizio 2014 con Renzi e criticata la gestione del gruppo a Montecitorio e dell’intero partito. “Caro Presidente, desideriamo rappresentarti il nostro profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera. La conduzione del nostro gruppo parlamentare mostra quotidianamente un deficit di democrazia, partecipazione ed organizzazione: non è pensabile, per rispetto dell’intelligenza di tutti, che si continui a riunirsi per ratificare decisioni già prese altrove e che magari ti vengono rappresentate come decisioni unitarie del gruppo. Ebbene come dimostra questo documento il gruppo non è né unito né persuaso dalla linea che è stata scelta”. Aggiungendo che si è deciso di seguire la linea del “no” solo “per affetto” nei confronti dell’ex Cav.La spaccatura è totale e il redde rationem sempre più vicino, specie ora che Berlusconi, scontata la condanna per il caso Mediaset, potrà mettere mano quotidianamente alla sua creatura.
Ma se Forza Italia annaspa nella crisi il Pd non se la passa meglio, la minoranza dem alla fine ha deciso di allinearsi alla maggioranza, approvando la riforma. Ma le polemiche restano: Stefano Fassina ha disertato la sessione mentre Gianni Cuperlo, Rosy Bindy e Alfredo D’Attorre hanno minacciato di non votare più il ddl se non sarà modificato prima dei prossimi scrutini. Il Movimento 5 Stelle, infine, non ha partecipato ai lavori. Soddisfatto il presidente del Consiglio che si è affidato a Twitter per commentare il passaggio della bozza: “Voto riforme ok alla Camera. Un Paese più semplice e più giusto. Brava @meb (il ministro Boschi ndr), bravo @emanuelefiano (il relatore), bravi tutti i deputati magg #lavoltabuona”. Il Movimento 5 Stelle, infine, non ha partecipato al voto.