Ogni anno ogni cittadino italiano spreca mediamente 24.927 litri d’acqua. E lo fa buttando nella spazzatura frutta, verdura e ortaggi. Ogni 4 anni infatti gli italiani prosciugano un bacino idrico grande come il lago Trasimeno per irrigare vegetali che non raggiungeranno mai gli stomaci dei cittadini. Ciò equivale a dire che dietro a 13,7 kg pro-capite di spreco alimentare annuo si nascondono virtualmente circa 25 metri cubi di acqua, riversati nel bidone della spazzatura di casa di ogni italiano. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Waste Watcher che verranno presentati mercoledì 22 luglio sul palcoscenico di Mittelfest 2015 a Cividale del Friuli in un dialogo scenico su ‘Acqua, cibo e altri sprechi’ scandito dalla geniale matita di Altan, tra l’agroeconomista Andrea Segrè e il conduttore di Caterpillar Massimo Cirri.
Lo spreco alimentare domestico, ovvero il cibo ancora buono che finisce direttamente nei rifiuti, secondo l’Osservatorio Waste Watcher vale oltre 8 miliardi di euro, circa mezzo punto di Pil. Mentre l’Istat conta ormai più di 10 milioni di italiani che vivono e si alimentano in condizioni di povertà. Lo spreco è intorno a noi, dai campi e dalla terra ai luoghi di commercializzazione del cibo e dell’acqua, ed è anche e soprattutto nelle nostre case. Ogni italiano – spreca circa 3,3 kg di verdure all’anno. Anche il pane e la frutta vengono sprecati di frequente, con valori di 2,2 e 2,5 kg annui. L’Osservatorio Waste Watcher (elaborazione 2015 su dati 2014) ha calcolato che l’impronta idrica dello spreco in Italia ammonta a 24927 litri all’anno per ogni cittadino. “Rispettare il diritto al cibo e all’acqua in misura giusta, sana e sufficiente – spiegano Andrea Segrè e Massimo Cirri – significa abbeverare e nutrire un pianeta che, fra sottoalimentazione e obesità, è allo stesso tempo troppo affamato e troppo sazio o assetato. Significa, quindi, restituire valore al cibo e all’acqua come bene pubblico, puntando innanzitutto sull’educazione alimentare, che è l’educazione civica del nostro tempo, e coltivando una cultura di prevenzione degli sprechi”.