Ci andranno separati alle europee il Partito democratico di Zingaretti e il movimento +Europa, guidato dall'ex dem Emma Bonino. A sottolinearlo proprio lo stato maggiore del partito europeista, composto oltre che da Bonino, anche da Bruno Tabacci e Benedetto Della Vedova, dal quale arriva lo stop definitivo alla possibilità di vedere Pd e +E assieme alle elezioni, al termine di un vertice proprio nella sede del partito: “Abbiamo avuto un confronto leale. Abbiamo una visione comune dell'Unione Europea. Ci riconosciamo nel manifesto di Calenda, ma alle europee ci presenteremo in modo distinto”. In sostanza, nonostante la convergenza di vedute sul tema Europa, per i vertici +E farà bene a entrambi presentarsi alle europee ognugno con le proprie liste.
Delusione di Calenda
Più che il neo-segretario Zingaretti, a prendere atto con delusione della decisione di +Europa è l'ex ministro Carlo Calenda, promotore della piattaforma “Siamo europei”, nella quale sperava di convogliare entrambi i fronti in vista delle europee: “+Europa ha definitivamente chiuso all'ipotesi di fare una lista unitaria – ha scritto su Twitter poco dopo la fine dell'incontro di Zingaretti con i vertici di partito – anche dopo l'offerta del Pd di piena e paritetica visibilità dei loghi sotto un ombrello comune. Il fronte unitario delle forze europeiste non ci sarà. È un grave errore. Peccato”. E se l'ex ministro indica quello di Della Vedova come “tatticismo linguistico” (riferendosi alle sue spiegazioni, nelle quali affermava che “non c'è stato nessun rifiuto, ma due liste e una collaborazione per l'alternativa”), il leader +E, da parte sua, indica due sostanziali motivi da porre per giustificare il rifiuto: da un lato i differenti elettorati, dall'altro i diversi fronti politici a livello europeo, ovvero quello liberaldemocratico (l'Alde) per +Europa, i socialisti per il Partito democratico. Motivazioni sufficienti, per Della Vedova, per dire sì alla visione comune ma un no, decisamente più sostanziale, a condividere la corsa.