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Negozi aperti a Natale: lavoratori sul piede di guerra

Per molti lavoratori l'arrivo delle festività natalizie rappresenta non l'attesa di un meritato riposo, ma l'inizio di un periodo di ulteriore stress e lontananza dagli affetti. Natale, Santo Stefano, Capodanno: il libero mercato e i consumi non conoscono soste. E così anche i dipendenti sono costretti a fare turni durante i giorni che tradizionalmente vengono dedicati alla famiglia, al ristoro, allo scambio di doni, alla Messa per chi ha fede.

L'abitudine a tenere aperto anche durante le festività si sta espandendo. Polemiche ci sono state in occasione dell'ultima Pasqua, quando diocesi e sindacati si unirono per dire “no” alle serrande alzate nel giorno della Resurrezione. E oggi, in pieno clima natalizio, il dibattito è tornato ad animarsi in tutta Italia.

Lo sciopero

In Toscana, ad esempio, sul piede di guerra ci sono Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, i quali hanno indetto sciopero e astensione dal lavoro per i lavoratori del commercio in occasione del 25 e 26 dicembre 2017 e del primo gennaio 2018. “Anche quest'anno – scrivono in una nota i sindacati – arriviamo al periodo natalizio senza che la Legge sulle Liberalizzazioni sia stata modificata. Giace in Parlamento senza che il Governo e i partiti facciano passi decisivi per dare risposte alle richieste degli oltre 2milioni di lavoratori che da tempo chiedono di modificare la legge che ha introdotto il sempre aperto, 365 giorni l'anno, 24 ore su 24. Il Decreto Monti contrariamente a come è stato 'venduto', non ha portato né occupazione, né incrementi delle vendite, né salari più alti. Anzi i salari sono diminuiti perché la domenica è diventato spesso lavoro ordinario. Così come sono diminuiti i posti di lavoro perché le aziende hanno licenziato e chiuso i negozi a causa della crisi dei consumi”.

Chiesto il boicottaggio dei negozi

I sindacati ritengono che “con le liberalizzazioni sono solo peggiorate le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori che non riescono più ad avere una vita lavorativa che gli permetta di coltivare e realizzare una vita sociale dignitosa, che possa conciliare il lavoro con la famiglia, i figli, gli affetti. Per queste ragioni chiediamo a tutti di non fare acquisti, neppure on line, nelle prossime festività. Per non alimentare un consumo senza regole sulla pelle e sulla vita di tante lavoratrici e tanti lavoratori. Sottolineamo inoltre quanto molte sentenze hanno sancito: il lavoro nelle festività civili e religiose individuate dal Contratto nazionale non è un obbligo e il lavoratore non può essere comandato al lavoro senza il proprio assenso“.

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