Cinque giorni dopo le dimissioni di Matteo Renzi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, e i ministri da lui scelti, hanno giurato nelle mani del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, pronunciando la formula di rito nel salone delle feste. Il nuovo esecutivo, dopo questa cerimonia, è ora nella pienezza dei poteri. Ora la palla passa al Parlamento: i due voti di fiducia alla Camera e al Senato sono previsti per martedì 13 e mercoledì 14 dicembre. Ma mentre a Montecitorio la fiducia sembra scontata, a Palazzo Madama la situazione sembra essere più complicata: i voti ci sarebbero anche senza Verdini e Scelta Civica, ma così il nuovo premier si troverebbe a governare con numeri molto ridotti.
La rosa
“Ho cercato di conciliare l’esigenza di tempi stretti, così come indicato dalle parole del capo dello Stato, con quella di ascoltare tutti. Rispetto le posizioni di tutti, sia di chi mi appoggia sia di chi non mi sostiene” ha detto il premier incaricato, che ha sciolto gli ultimi dubbi sulla composizione dell’esecutivo. In particolare su chi occuperà la casella degli Esteri, lasciata vuota dallo stesso Gentiloni e che andrà all’attuale titolare del Viminale, Angelino Alfano. E’ tramontata, quindi, l’ipotesi dell’approdo alla Farnesina di Piero Fassino. Agli Interni, in forza di questo avvicendamento, va Marco Minniti. Maria Elena Boschi diventa sottosegretario al posto di Lotti che ottiene lo Sport e le deleghe al Cipe e all’Editoria. Salvi Poletti (Lavoro) e Galletti (Ambiente). Giannini, sostituita da Valeria Fedeli.
Di seguito la nuova squadra di governo:
Presidente del Consiglio: Paolo Gentiloni; Sottosegretario alla presidenza: Maria Eelena Boschi. Ministri senza portafoglio, Anna Finocchiaro: Rapporti con il Parlamento Marianna Madia: Pubblica Amministrazione; Enrico Costa: Affari Regionali; Claudio De Vincenti: Coesione Territoriale e Mezzogiorno; Luca Lotti: Sport con deleghe su editoria e Cipe. Ministri con portafoglio Angelino Alfano: Esteri, Marco Minniti: Interno; Andrea Orlando: Giustizia; Roberta Pinotti: Difesa; Pier Carlo Padoan: Economia; Carlo Calenda: Sviluppo Economico; Maurizio Martina: Agricoltura; Gianluca Galletti: Ambiente; Graziano Delrio: Infrastrutture; Beatrice Lorenzin: Salute; Dario Franceschini: Cultura; Valeria Fedeli: Istruzione; Giuliano Poletti: Lavoro.
Verdiniani imbufaliti
Fuori dai giochi Ala, il gruppo fondato da Denis Verdini dopo il fallimento del patto del Nazareno che aveva assicurato il proprio sostegno al governo Renzi. Un’esclusione che l’ex coordinatore di Forza Italia non ha digerito. “Non voteremo la fiducia a un governo che ci sembra intenzionato a mantenere uno status quo che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis” recita una nota scritta dallo stesso Verdini insieme a Enrico Zanetti. “In questi giorni – prosegue il comunicato di Ala – abbiamo rappresentato al Presidente della Repubblica e successivamente al Presidente del Consiglio incaricato la nostra disponibilità e il nostro senso di responsabilità: siamo convinti che il Paese abbia bisogno di un governo nella pienezza delle sue funzioni, sufficientemente forte per far fronte alle immediate emergenze economiche ed internazionali legate al ruolo del nostro Paese, e alla imprescindibile necessità di una legge elettorale che, a nostro avviso, non può che essere il frutto del lavoro del Parlamento della Repubblica e che doveva e deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio”.