Contro chi, come Renzi, il Movimento 5 Stelle, la Lega e Fratelli d’Italia, spera in un rapido ritorno alle urne, è arrivato un brusco altolà dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Nei Paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno. In Italia c’è stato un abuso del ricorso alle elezioni anticipate – ha dichiarato l’ex capo dello Stato – Bisognerebbe andare a votare o alla scadenza naturale della legislatura o quando mancano le condizioni per continuare ad andare avanti. Per togliere la fiducia a un governo deve accadere qualcosa. Non si fa certo per il calcolo tattico di qualcuno…”. Così Napolitano di fatto scarica Renzi, che aveva contribuito a far entrare a Palazzo Chigi al posto di Enrico Letta.
Non si è fatta attendere la risposta al vetriolo del leghista Salvini che su Facebook ha postato parole di fuoco: “Nei paesi civili chi tradisce il proprio popolo viene processato, non viene mantenuto a vita come parlamentare, presidente e senatore”.
Il giudizio negativo del Presidente emerito della Repubblica giunge appena dopo l’accordo fra Pd, Lega e M5Stelle per far arrivare entro il 27 febbraio all’aula di Palazzo Madama la proposta di riforma della legge elettorale per il Senato in modo da renderla uniforme a quella della Camera. Se si trovasse un’intesa, si ipotizza giugno come data possibile per votare. Eppure, sono in tanti a storcere il naso di fronte a questa ipotesi. A cominciare proprio da alcuni spezzoni dell’attuale maggioranza. Il leader della sinistra interna, Roberto Speranza, è stato categorico: “Noi siamo contro i capilista bloccati e che facciamo? Li mettiamo anche al Senato? Non ci siamo proprio”. Non meno drastica la posizione dell’ex segretario Bersani, che all’Huffington Post ha dichiarato: “Se Renzi forza, rifiutando il Congresso e una qualunque altra forma di confronto e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto, è finito il Pd. E non nasce la cosa 3 di D’Alema, di Bersani o di altri, ma un soggetto ulivista, largo plurale, democratico”. Ma anche Angelino Alfano, leader di Ncd, principale alleato del Pd, si è espresso contro il voto anticipato. Il ministro ha manifestato “grande preoccupazione sulla corsa al voto mentre il Paese è attanagliato da mille problemi, alcuni dei quali richiedono soluzioni urgenti”. Una posizione analoga a quella espressa già dopo la decisione della Corte Costituzionale sull’Italicum da Brunetta per Forza Italia.
Resta la necessità, riconosciuta da tutti, di uniformare la legge elettorale per i due rami del Parlamento. Ma al di là di questa esigenza, resta anche la responsabilità della politica nel dare risposte concrete e rapide ai veri bisogni della gente. Anche il segretario della Cei Galantino, al termine dell’ultimo consiglio permanente, aveva detto chiaramente che se è vero che non spetta ai vescovi pronunciarsi a favore di un voto anticipato o meno, non è normale che sia la magistratura a svolgere i compiti della politica. Ricordando anche che i cittadini italiani aspettano provvedimenti strutturali che consentano una ripresa autentica e stabile.