“I problemi dell’Italia non sono separabili dal contesto europeo”: inizia così, con un richiamo all’Europa, quello che ogni probabilità sarà l’ultimo discorso di auguri di Giorgio Napolitano alle alte cariche dello Stato. Nell’intervento, il Presidente ha voluto anche lodare il grande impegno dei deputati e del Parlamento e mettere ancora una volta l’accento sulla necessità di portare a termine le riforme.
Senza accennare direttamente alle sue dimissioni, che presenterà probabilmente al termine del semestre europeo alla presidenza italiana, intorno a metà gennaio, Napolitano ha tracciato un bilancio dell’anno che si sta per concludere, sottolineando i temi di tensione sociale che si rilevano nel Paese ed invitando i sindacati a perseguire l’unità al loro interno e il dialogo nei rapporti tra questi e le istituzioni.
“Il governo italiano – ha spiegato il Presidente – partendo dall’accurato lavoro preparatorio del governo precedente, ha potuto operare validamente e con maggior sicurezza per un nuovo corso delle politiche finanziarie e di bilancio dei 28, oltre i limiti divenuti soffocanti e controproducenti dell’austerità”. “Tutto richiede continuità istituzionale – ha precisato Napolitano – quella che mi sono personalmente impegnato a garantire ancora una volta per tutto lo speciale periodo del semestre di presidenza europea”.
L’ipotesi di un ritorno alle urne, secondo Napolitano, è assolutamente negativa: “Non possiamo essere ancora il Paese attraversato da discussione ipotetiche, se e quando e come si voglia e si possa puntare su elezioni anticipate” su “scissioni. È solo un confuso agitarsi che torna ad evocare lo spettro della instabilità”.
Secondo il capo dello Stato, le riforme non sono più rinviabili: “In Ue ci siamo presentati con le carte in regola per il rispetto dei vincoli. A ciò deve corrispondere, in primo luogo in Parlamento, la massima serietà e saper passare sempre più da parole a fatti per procedere con coerenza e senza battute di arresto sulle riforme”. Per questo, ha ammonito Napolitano, sulle riforme “non si dica che c’è precipitazione, che si procede troppo in fretta, si è tornato indugiando per mesi su questioni di riforma in qualche caso individuate da decenni” mentre occorre ricordare che “il superamento bicameralismo non è tic da rottamatori, piuttosto, riflette un bisogno concreto sull’agibilità del processo legislativo”.