Si preannuncia l’ennesima faida interna per il Movimento 5 Stelle dopo la tentata giravolta europea che ha portato agli addii di Marco Affronte (passato ai Verdi) e Marco Zanni (approdato nel gruppo di Salvini e Le Pen). Beppe Grillo ricorda che il codice di comportamento prevede una penale da 250 mila euro nel caso in cui un eurodeputato cambi casacca.
Il leader spiega infatti che chi abbandona il gruppo europeo “dovrebbe dimettersi immediatamente dal Parlamento Europeo e lasciare spazio a un eletto del M5s”. “Se questo non avverrà” la “multa” “sarà notificata non appena saranno svolte le procedure burocratiche”. Ma quel documento fatto firmare agli eurodeputati e, allo stesso modo, a tutti gli altri eletti con il Movimento è “carta straccia”, un semplice “foglio” assicura Affronte certo dell’illegittimità della sanzione. La quale, proprio in questi giorni, arriva al vaglio del Tribunale civile di Roma che dovrà giudicare sulla richiesta di annullamento dell’accordo e la conseguente ineleggibilità della sindaca Virginia Raggi, firmataria di un analogo impegno che prevede una penale da 150 mila euro. La sentenza, secondo il legale che ha sollevato la questione, potrebbe arrivare a metà della prossima settimana. E costituire un precedente anche per le multe che verranno comminate agli europarlamentari, pur essendo i due contratti fatti firmare ai candidati romani e europei profondamente diversi dal punto di vista legale.
Sulla falsariga dell’azione legale contro la Raggi l’europarlamentare del Pd Nicola Danti ha inviato una lettera al presidente del Parlamento europeo per “fare luce sulla potenziale ineleggibilità di tutti gli eurodeputati M5s” che potrebbe discendere dalla firma di accordo che prevede una penale per gli eurodeputati grillini che passino ad altri gruppi. Senza contare che in questi giorni per i 5 Stelle si apre un altro fronte giudiziario strettamente legato alle questioni relative ai codici di comportamento, espulsioni, sospensioni e via dicendo: si tratta del nuovo Statuto e del nuovo Regolamento M5s fatto votare da Beppe Grillo on-line lo scorso ottobre proprio per affrontare le aule dei tribunali in cui verranno trascinati i pentastellati per questioni disciplinari.
Tre iscritti al M5s rappresentati dall’avvocato Lorenzo Borrè, hanno infatti deciso di impugnare statuto e regolamento, chiedendone la nullità, davanti a un giudice dove sarà chiamato Beppe Grillo in qualità di rappresentante legale dell’associazione M5s. L’obiettivo dei ricorrenti è annullare tutto il nuovo impianto regolamentare pentastellato in quanto adottato violando le regole del codice civile per le modifiche statutarie e per “restituire all’assemblea la sua funzione sovrana”. Per l’avvocato, che ha già ottenuto il reintegro nel Movimento di un gruppo di 5 Stelle espulsi, l’ipotesi del pagamento di una penale da parte degli eurodeputati è “estremamente remota“, in quanto contrastante con il principio di autonomia del mandato.