Un governo di unità nazionale non è di larghe intese“. Marco Minniti precisa la sua posizione dopo le polemiche seguite alla sua apertura a una maggioranza ampia di cui faccia parte anche il Pd.
Replica
“Quella che ho dato ieri è una risposta banale ad una domanda (nel corso della puntata di Porta a Porta, ndr). Mi è stato chiesto: 'Lei farebbe il ministro dell'Interno in un governo di unità nazionale?', che è un'altra cosa rispetto alle larghe intese – ha spiegato a margine di un convegno sull'islam moderato ospitato nella grande moschea di Roma -. E io ho risposto: “Sì, se c'è anche il mio partito, lo considererei un riconoscimento del mio lavoro ma penso che non sia una cosa molto probabile. Ma tutto è nelle mani del presidente della Repubblica“.
Scenari
Le parole pronunciate nel salotto tv di Bruno Vespa avevano agitato lo spettro della larga coalizione, proprio mentre il Pd era impegnato a mobilitare i moderati, con un rilancio, da Sant'Anna di Stazzema, dei valori antifascisti e una campagna tutta in contrapposizione a Matteo Salvini, al centrodestra a trazione “estremista” e al M5s. “Larghe intese? Solo Minniti lo dice – aveva commentato a caldo un dirigente Pd sentito dall'Ansa– ma è troppo intelligente per non capire che così rischia di danneggiarci, perché così diamo l'idea dell'inciucio”. Renzi ha preferito glissare e scherzarci sopra, cogliendo l'assist di una gaffe di chi lo intervista: “Minniti presidente? Si è avvantaggiato, Del Debbio…”. Ma le parole di Minniti sono state lette in controluce, dopo l'intervista a Repubblica in cui aveva ipotizzato lo scenario di Gentiloni al governo e Renzi alla guida del partito. “Nessun rimprovero a Renzi, riconosco la sua leadership: in campagna elettorale si fa gioco di squadra”, aveva precisato Minniti. Ma “dal 5 marzo la partita è nelle mani solide del presidente della Repubblica”, ribadisce.