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Migranti, Msf e Jugend Retten non firmano il Codice delle Ong al Viminale

Medici Senza Frontiere (Msf) non firma il codice delle ong, cioè le nuove regole di condotta che le organizzazioni non governative dovrebbero seguire per il salvataggio in mare die migranti. Nell’ultima riunione, convocata dal Viminale oggi pomeriggio, non appone la propria firma al Codice anche la tedesca Jugend Rettet. Unica ong a firmare il testo è Save the Children; le altre si sono presentate.

Eminente: “Non condividiamo due punti”

Il direttore generale di Msf ,Gabriele Eminente, dopo aver annunciato il “No” dell’ong alla firma del documento, chiarisce le motivazioni del rifiuto: “Tutti i punti non problematici del codice saranno rispettati come abbiamo sempre fatto. Abbiamo apprezzato l’approccio costruttivo del ministero, ma il documento non sottolinea che il nostro obiettivo è salvare vite e poi ci sono due punti in particolare che non ci consentono di firmare: la polizia a bordo ed il possibile divieto di trasbordo su altre navi delle persone soccorse”.

Save the Children: “Nessun problema a firmare”

Valerio Neri, rappresentante di Save the Children, si pone in un altra scia, e dichiara: “Gran parte dei punti del codice di condotta indicano cose che già facciamo e ci sono stati chiarimenti su un paio di punti che ci preoccupavano, quindi non abbiamo avuto problemi a firmare. Siamo convinti di aver fatto la cosa corretta e mi dispiace che altre ong non ci abbiano seguito, ma evidentemente avevano altre sensibilità”.

Sanzioni per chi non firma

Per chi non sottoscrive il codice sono previste possibili “misure” da parte delle autorità italiane. Intanto, il premier libico Fayez al Serraj conferma di aver chiesto all’Italia sostegno logistico e programmi di formazione della guardia costiera e di frontiera, oltre ad attrezzature ed armi moderne per le forze armate per salvare la vita ai migranti e per affrontare i trafficanti di esseri umani (nelle ultime ore 3 interventi di soccorso hanno fatto recuperare 285 migranti). Due riunioni, nei giorni scorsi al ministero, non sono bastate a superare i dubbi e, su alcuni punti, l’aperta opposizione di alcune delle ong attive nel Mediterraneo. Sono soprattutto l’impegno ad accogliere a bordo la polizia giudiziaria e ad evitare il trasbordo di migranti su altre navi gli elementi più controversi. La tedesca Sea Watch annuncia che metterà presto in mare un’altra nave che si aggiungerà a quella già attiva e spiega che il documento del Viminale è “largamente illegale” e “non salverà vite umane ma avrà l’effetto opposto. Quello di cui c’è bisogno alla luce degli oltre duemila morti di quest’anno non servono più regole, ma più capacità di soccorso”.

Il codice

Venerdì scorso i tecnici del Viminale hanno predisposto la versione definitiva del Codice, accogliendo alcune richieste e i chiarimenti invocati dalle organizzazioni. In particolare, nell’impegno a non trasferire i migranti soccorsi su altre navi, è inserita la frase: “eccetto in caso di richiesta del competente Centro di coordinamento per il soccorso marittimo e sotto il suo coordinamento, basato anche sull’informazione fornita dal capitano della nave”. L’altro punto contrastato, quello della polizia a bordo, viene riformulato sottolineando che la presenza degli uomini in divisa avverrà “possibilmente e per il periodo strettamente necessario”. Tuttavia, viene respinta la richiesta che i poliziotti a bordo siano disarmati.

L’intervento della Guardia Costiera

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, è comunque intenzionato a far entrare subito in vigore il Codice: “E’ essenziale per la sicurezza del Paese”, sottolinea; e chi non firmerà dovrà accettare le conseguenze. “Più del 40% dei migranti salvati – ricorda il ministro – arrivano in Italia su navi delle ong”. L’obiettivo è far intervenire nelle acque territoriali la Guardia Costiera libica, supportata dagli assetti della missione navale che l’Italia si appresta a varare, per riportare le persone sulle coste del Paese nordafricano. Attacca Maurizio Gasparri (Fi), accusando le ong di entrare “nelle acque della Libia a prelevare i clandestini”, incrementando così “i guadagni dei mercanti di schiavi che operano sul continente africano, alimentando una speculazione vergognosa e facendo crescere anche il numero delle morti”.

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