“L’Italia ha ragione nel dire che la situazione sulla rotta del Mediterraneo centrale è insostenibile“. Lo ha detto, all’Ansa, il commissario Ue Dimitris Avramopoulos dopo che il governo italiano con un passo formale ha sollevato il caso legato ai ripetuti sbarchi sulle nostre coste dando mandato all’ambasciatore Maurizio Massari. “Abbiamo l’obbligo di salvare vite“, ha detto Avramopoulos. Ma “non possiamo lasciare un pugno di Paesi ad affrontare questo. Il luogo per discuterne è la riunione informale dei ministri degli Interni Ue a Tallin, la settimana prossima”
Per far fronte all’emergenza il governo sta valutando la possibilità di negare l’approdo nei nostri porti alle navi che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia ma battono bandiera diversa da quella del nostro Paese. L’Italia, sottolineano le fonti, continuerà a salvare vite in mare come sempre ha fatto in questi anni, ma non è più sostenibile che tutto il peso dell’accoglienza debba gravare sul nostro Paese. Salvataggi e accoglienza non possono essere disgiunti e dunque il contributo dell’Ue non dovrà limitarsi alle operazioni di soccorso in mare. L’eventuale blocco dei porti italiani riguarderebbe non solo le navi delle Organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo centrale ma anche le unità navali inserite in Frontex, l’Agenzia cui spetta il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, e in Eunavformed, l’operazione che ha il compito di contrastare nel canale di Sicilia i trafficanti di esseri umani, alla quale partecipano 25 nazioni europee.
Intanto da Bruxelles arriva il via libera a un piano da 3,3 miliardi di euro per aggredire le cause delle migrazioni, mobilitando investimenti privati nei Paesi d’origine, grazie al cosiddetto “effetto leva”, fino a una quota attesa nell’ordine dei 44 miliardi: l’accordo è stato raggiunto tra Consiglio e Parlamento europeo. Quest’ultimo dovrà ora dare il suo ok formale con un primo voto in commissione affari esteri il 3 luglio e in plenaria il 6.
Obiettivi del fondo: ridurre la povertà nei Paesi d’origine, creare posti di lavoro, sostenere le Pmi locali. Condizioni: regole stringenti su diritti umani e lavoro e sulla trasparenza fiscale. Le risorse del nuovo Fondo per lo sviluppo sostenibile (Efsd) arrivano dalla revisione del bilancio europeo 2014-2020 e dalla riserva del Fondo per lo sviluppo europeo (Edf). Lo stanziamento sarà composto da due piattaforme regionali: una per l’Africa e una per i Paesi coinvolti nella politica di vicinato. In base all’accordo, un minimo del 28% degli investimenti dovrà andare a sostenere azioni a sostegno dell’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima.