Un giorno, massimo due e Sergio Mattarella sancirà il calo del sipario sulla XVII legislatura della Repubblica. La data buona per lo scioglimento delle Camere potrebbe essere quella del 28 dicembre, 24 ore dopo il discorso di fine anno del premier Paolo Gentiloni, bilancio definitivo di 5 anni di lavoro, che hanno visto alternarsi 3 presidenti del Consiglio: Enrico Letta, Matteo Renzi e lo stesso Gentiloni.
Road map
Il timing sembra definito anche perché, agli occhi del Quirinale, con il mancato numero legale verificatosi in Senato sullo ius soli, dal Parlamento è giunto un chiaro segnale che la legislatura può chiudere i battenti. Il presidente della Repubblica riceverà al Colle il premier e dopo aver ascoltato i presidenti di Camera e Senato metterà in moto la procedura per lo scioglimento, che avviene con un decreto del presidente della Repubblica controfirmato – cosa che potrebbe avvenire nella stessa giornata di giovedì – dal Consiglio dei ministri.
Data del voto
A partire dal 28 la data delle elezioni potrà cadere in un periodo dai 45 ai 70 giorni e ciò porta a individuare la data del 4 marzo come quella più probabile. Il 31 dicembre, nel suo discorso agli italiani, Mattarella darà di fatto il “liberi tutti” e quindi il via alla campagna elettorale. Anche se il premier Gentiloni resterà in carica, molto probabilmente senza dimettersi, per il disbrigo degli affari correnti. Non c'è stato e non ci sarà alcun voto di sfiducia del Parlamento nei confronti del premier né un atto formale di remissione del mandato. E ciò, nelle intenzioni del Colle, potrebbe servire anche nel periodo che va dal 4 marzo alla formazione del nuovo esecutivo. Un periodo che, complice la possibile assenza di una maggioranza netta dopo il voto, come temono in molti, potrebbe essere lungo e complesso. E durante quelle settimane all'Italia, anche agli occhi della comunità internazionale, gioverà avere un premier e un governo sì uscenti ma nella pienezza dei loro poteri.