Fare memoria ci deve aiutare a contrastare ogni cedimento, ogni opportunismo, ogni connivenza, ogni zona grigia” con “organizzazioni criminali, qualunque sia la loro origine”, che “esprimono comunque un carattere di eversione che minaccia la nostra vita e restringe le opportunità di tutti”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento durante la cerimonia del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo che si è svolto oggi in Quirinale.
“Crudeltà”
Dal colle il Presidente ha fatto “memoria di chi ha pagato con la vita la crudeltà del terrorismo, di chi ha servito le Istituzioni, la nostra società, non cedendo al ricatto e alla paura, di chi ha tenuto alta la dignità divenendo così testimone della libertà di ciascuno noi. È proprio la memoria – ha aggiunto il Presidente – a suscitare solidarietà, anzitutto nei confronti dei famigliari delle vittime”.
“Questo giorno vuole essere un vero segno di una comunità che ricorda gli eventi lieti e dolorosi che ne hanno attraversato la vita. Una comunità che sa guardare al futuro proprio perché è capace di collegarsi alle proprio radici e di condividere attraverso momenti difficili e anche dolorosi un ideale di persona e di giustizia”.
Terrorismi vecchi e nuovi
“Il nostro Paese – ha proseguito il Capo dello Stato – è stato insanguinato dalla fine degli anni ’60 da aggressione terroristiche di matrice differente, da strategie eversive messe in atto talvolta con la complicità di soggetti che tradivano il loro ruolo di appartenenti ad apparati dello Stato. Da una violenza politica che traeva spinta da degenerazioni ideologiche, persino da contiguità e intrecci tra organizzazioni criminali e bande armate”.
FAcendo un salto nel passato recente, il presidente ha ricordato i connazionali morti nell’attentato del museo del Bardo, a Tunisi, nella strage di Dacca, in quella di Nizza, e ancora nelle Ramblas di Barcellona: “Oggi – ha detto – la minaccia terroristica riveste nuove forme e nuove modalità. Non sono meno pericolose di quarant’anni fa, colpendo all’improvviso nella società ormai globale e interdipendente”.
Ma “anche in questa stagione – ha concluso – la democrazia può e deve difendersi senza rinunciare ai propri valori, alla propria civiltà, all’idea di persona che fonda i diritti inviolabili”.