Riforme, crisi economica, lotta alle mafie e al terrorismo internazionale ma soprattutto volti, esempi positivi della storia italiana, da Falcone e Borsellino a padre Dell’Oglio, passando per i Marò. E’ stato un discorso significativo quello del nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Camera dei deputati. Un intervento interrotto da lunghi applausi e standing ovation, come quella per i presidenti emeriti, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, ringraziati con le prime parole ufficiali del capo dello Stato. Al suo immediato predecessore ha, in particolare, riconosciuto di aver “accettato un secondo mandato in un momento difficile”. L’assicurazione ai partiti è quella di essere un arbitro “imparziale” purché “i giocatori siano corretti”. Una metafora calcistica che però nasconde un messaggio preciso: nessuno si aspetti trattamenti di favore, nemmeno chi ha sostenuto la mia elezione.
“Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato- ha detto Matterella -L’unità rischia di essere difficile, fragile e lontana, l’ impegno di tutti è a superare le difficoltà degli italiani”. Il Presidente che, pochi minuti dopo la sua elezione, ha rivolto un pensiero agli italiani in difficoltà non ha potuto non fare un passaggio sulla “La lunga crisi” che “ha inferto ferite e prodotto emarginazione e solitudine”. Quelli economici sono “punti di un’agenda esigente, su cui viene misurata la distanza tra istituzioni e popolo. Dobbiamo scongiurare il rischio che la crisi intacchi il patto sociale sancito dalla Costituzione” ha continuato sottolineando che “l’urgenza delle riforme istituzionali e economiche deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla comunità”. Fondamentali le parole della Costituzione che va rispettata “applicandola” ma che deve essere cambiata per avere più democrazia. Mattarella ha poi ribadito l’importanza della lotta alle mafie che “calpestano diritti” e si sono diffuse anche in zone normalmente estranee al fenomeno. Particolarmente importante la parte del discorso dedicata alla ferocia del terrorismo internazionale, che la comunità internazionale deve combattere su tutti i campi, anche quelli della tecnologia. Infine l’augurio che lo Stato e chi lo rappresenta rispecchi gli italiani, tutti, a partire da chi soffre.
Dopo il discorso il presidente della Repubblica ha passato in rassegna le Forze Armate davanti a Montecitorio e, insieme al premier Matteo Renzi, si è diretto verso il Quirinale per prendere possesso del palazzo presidenziale. All’interno passaggio di consegne con Giorgio Napolitano che gli ha conferito il Collare di Gran Croce, la massima onorificenza della Repubblica. In seguito ha ricevuto gli auguri dal presidente del Senato, che ha svolto il ruolo di supplente sin da quando Napolitano ha rassegnato le sue dimissioni.