Sconfiggere la mafia ĆØ possibile, anzi ĆØ “un’impresa alla nostra portata”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo, dove si ĆØ svolta la commemorazione della strage di Capaci e di quella di via D’Amelio. “PerĀ raggiungere questo traguardo – ha spiegato – ĆØ necessario un salto in avanti che dobbiamo compiere come collettivitĆ . Giovanni Falcone aveva chiaro in mente che un salto di qualitĆ era necessario”.
“Falcone divenne bersaglio della mafia perchĆ© aveva capito che per combatterla occorreva qualcosa di piĆ¹ che essere un onesto e bravo magistrato – ha spiegato Mattarella -. Occorrevano un metodo e una professionalitĆ particolari. Occorreva conoscere i complessi meccanismi dell’organizzazione, le sue dinamiche interne e, dunque, la pseudocultura che la lega, attraverso varie forme di connivenza, al proprio entroterra. Da magistrato sapeva bene che la repressione penale era indispensabile, e che anzi doveva essere molto piĆ¹ efficace, e sempre piĆ¹ adeguata, per riaffermare il primato dello Stato: nella partita tra Stato e anti-Stato va sempre messo in chiaro che lo Stato alla fine deve vincere. Senza eccezioni”.
“Dalle sue idee sono venute nuove risposte legislative e nuovi metodi di indagine – ha affermato Mattarella -. Sono nate le Direzioni distrettuali antimafia e la Procura nazionale antimafia. Sono state elaborate nuove discipline, riguardo la ricerca e la tutela delle fonti di prova, le misure cautelari, le intercettazioni ambientali e telefoniche”.