Archiviata la Convenzione nazionale, il Partito democratico si avvia verso il Congresso che decreterà la nuova segreteria del Nazareno, con i sondaggi a rivelare una probabile corsa a tre per un ruolo, quello di segretario, che non è mai apparso così decisivo. Dopo il flop elettorale del 4 marzo, l'anno è trascorso nel complicato tentativo di una ricostruzione che, in qualche modo, sarebbe dovuta coincidere con la creazione del fronte di opposizione al nuovo governo di maggioranza a guida Lega-M5s. Negli ultimi mesi, l'analisi degli errori commessi in fase di campagna elettorale ha portato i dem a un confronto acceso sulla linea da seguire per ridisegnare innanzitutto il volto interno del partito. In attesa della sfida per la leadership alle primarie, il Nazareno continua a lavorare sia appianare definitivamente le varie divergenze e, allo stesso tempo, per tornare a candidarsi come principale forza di opposizione. In Terris ne ha parlato con Maurizio Martina, ex ministro dell'Agricoltura, segretario ad interim e fra i principali candidati alla segreteria, a margine di un incontro al Piccolo Auditorium Aldo Moro.
Onorevole, la data del 3 marzo sarà uno snodo cruciale per il futuro del Partito democratico. Di quali temi c'è ancora bisogno di discutere?
“Innanzitutto è per me un piacere e un onore essere qui e poter dialogare con tante esperienze cruciali. La cosa fondamentale è rendere evidente qual è la responsabilità del Partito democratico oggi, nella sfida che l'Italia ha davanti, in particolare sulla questione decisiva del nostro futuro europeo e credo che mai come oggi ci sia bisogno di una consapevolezza nuova rispetto al ruolo che hanno i democratici italiani in questa sfida di fronte a chi immagina di poter garantire un futuro all'Italia fuori dall'orizzonte europeo. E penso che questa chiave vada assolutamente resa evidente e spero che ci si possa rendere conto di quanto ci sia bisogno del protagonismo dei democratici italiani nella loro pluralità contro i nazionalpopulisti per scongiurare una deriva pericolosa per tutto il Paese”.
A proposito di pluralismo, dalla Convenzione nazionale è emersa l'immagine di un Pd ancora in cerca di identità. Nell'ottica di un partito in fase di riorganizzazione, la figura di un segretario sarebbe comunque in grado di appianare le divergenze e ricostituire il fronte dell'opposizione?
“C'è assolutamente bisogno di tenere unita la pluralità delle nostre culture e l'unità delle nostre azioni. Io mi candido perché questo lavoro penso di poterlo fare, lo so fare. Credo che ci sia bisogno di un segretario che faccia innanzitutto questo, curare la nostra comunità, il nostro progetto e lo fa tenendo sempre in equilibrio la pluralità e l'unità di iniziative”.
Parlando delle recenti misure governative, tra i temi portanti della Manovra c'è il Reddito di cittadinanza, svelato nei dettagli in questi giorni. Una misura che, al di là delle varie letture, interessa una fascia debole della popolazione. Nel Pd, però, l'argomento fa discutere…
“Noi contestiamo l'efficacia dello strumento. Sappiamo che bisogna lavorare ancora tanto sulla lotta alla povertà. In questi anni abbiamo fatto il reddito di inclusione, la nostra proposta è quella di utilizzare le risorse che oggi questo governo ha destinato al reddito di cittadinanza per il reddito di inclusione completando il lavoro fatto in questi anni. Contestiamo l'efficacia di questa misura che rischia di essere iniqua, di confondere completamente politiche sociali, del lavoro, della lotta alla povertà, e credo che alla fine si rivelerà purtroppo un boomerang, mentre sarebbe stato più saggio prendere una parte di quelle risorse e completare il lavoro fatto con il reddito di inclusione”.
Tra i temi d'attualità, ha fatto discutere la posizione di attesa, da parte dell'Italia, nei confronti dell'autoproclamato presidente del Venezuela. Che idea si è fatto di questa scelta?
“Penso che il governo abbia commesso un grave errore a non schierarsi con gli altri Paesi europei nell'iniziativa che l'Unione ha cercato di assumere in questi giorni. Penso che la timidezza del governo italiano sia un grave errore, uno scandalo, tanto più perché sappiamo quant'è forte la comunità italo-venezuelano e quanto bisogno c'è che quella comunità e tutti i venezuelani abbiano il supporto da parte del nostro Paese. E ancora, in queste ore, noi non abbiamo una posizione chiara del governo ed è incredibile”.
Sul fronte delle migrazioni, il caso Sea Watch ha visto una mobilitazione dei dem, condivisa però anche con altri esponenti della Sinistra…
“Io ci sono andato, quindi lo condivido senz'altro, anche perché penso che in questo momento sia giusto rompere questo muro di propaganda che il governo ha organizzato sulla pelle di queste persone”.