Sarebbero emersi elementi di prova che scagionerebbero Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dall’accusa dell’omicidio di due pescatori indiani. La notizia è stata diffusa dal quotidiano Il Mattino. In base ai documenti presentati dall’India al Tribunale di Amburgo – scrive il quotidiano partenopeo – l’ogiva recuperata durante l’autopsia sarebbe compatibile con un kalashnikov, le mitragliatrice Pk o Pkm di fabbricazione russa, jugoslava e cinese. Un arma non in dotazione dei fucilieri italiani ma di alcuni Paesi tra cui lo Sri Lanka e l’India.
Due Paesi “in conflitto per la gestione delle zone di pesca del tonno con respingimenti in mare da parte” cingalese, spiega il quotidiano partenopeo ricordando che nei giorni dei fatti dell’Enrica Lexie “i due pescatori indiani erano andati, secondo quanto riportato dalla stampa locale, proprio a pesca di tonni”. Al di là dei proiettili a scagionare potenzialmente i due marò – tra i fogli dei tanti documenti giunti ad Amburgo – ci sarebbe anche un altro elemento, sempre emerso dall’autopsia. Il fatto che – scrive Il Mattino – l’ogiva da 31 millimetri (incompatibile con le armi Nato che con il loro calibro arrivano fino a un massimo di 23 mm),è stata ritrovata “quasi intatta nel cranio del pescatore tanto da consentirne la misurazione”. Un elemento che denota che “che quel colpo è stato sparato da almeno un chilometro di distanza, se non di più”.