Erano 163 i minatori italiani che, l'8 agosto di 63 anni fa, morirono intrappolati nella miniera di carbone di Bois du Cazier, nei pressi del centro belga di Marcinelle. Erano tutti originari dell'Abruzzo ed erano emigrati in Belgio alla ricerca di fortuna. Oggi, nel comune abruzzese di Manoppello, una cerimonia li commemorerà uno a uno: di costoro, solo dodici riuscirono a salvarsi. Sull'episodio furono realizzati due processi, che portarono alla condann di un ingegnere (1964). A memoria dell'accaduto, la miniera è stata nominata Patrimonio Unesco.
L'incidente
L'episodio tragico fu scatenato da una scintilla che innescò la combustione dell'olio. L'incendio divampò nel condotto dell'aria principale, intossicando e, infine, soffocando 262 persone. Solo dodici italiani riuscirono a salvarsi in quello che è stato il terzo incidente per numero di vittime tra gli immigrati italiani dopo quelli, avvenuti negli Stati Uniti, di Monongah (1907) e Dawson (1913). Nel 1956, il quotidiano italiano Il Corriere della Sera inviò come corrispondende a Charleroi il giornalista Massimo Caputo, che raccontò, con dovizia di particolari, le ardue operazioni di salvataggio e recupero dei corpi: “Fino a questo momento [a dodici ore dall'incidente, ndr], sono stati estratti dal fatale pozzo sette morti fra cui due italiani, e sei vivi, che poterono salvarsi nei primi minuti del disastro incipiente tra cui tre italiani, Onorato Pasquarelli, Attilio Zamina, Antonio Janetta. Il pozzo è sempre in fiamme, un fumo denso si diffonde sulla zona circostante: se ne avverte l'odore acre perfino a Charleroi cioè a quattro chilometri di distanza…”.
Una tragedia degli italiani
I minatori di Marcinelle furono tra i circa 140.000 italiani che varcarono l'Italia per lavorare nelle miniere della Vallonia. Come riporta Focus.it, ciò fu reso possibile grazie un accordo stipulato tra il Paese e il Belgio tra 1946 e 1956: l'Italia inviava in Belgio circa 2.000 uomini a settimana, mentre in cambio il Belgio avrebbe inviato in Italia 2 quintali di carbone al giorno per ogni minatore. L'evento gettò luce sui risvolti drammatici dell'immigrazione di un popolo che, alla ricerca di una vita più dignitosa, attraversava intere nazioni al costo di immani sacrifici. L'accordo italo-belga istituzionalizzò un fenomeno che rivela la misera del popolo italiano appena uscito dal confitto mondiale.
La copertina della Domenica del Corriere sulla tragedia di Marcinelle
La replica di Furlan
Anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha ricordato il drammatico evento: un'occasione che può indurre a riflettere sull'impegno verso condizioni di lavoro più dignitose: “Sono passati 63 anni dalla strage di Marcinelle dove l’8 agosto del 1956 persero la vita 136 minatori italiani emigrati in Belgio che lavoravano in condizioni vergognose, sfruttati in maniera inumana ed in totale assenza di sicurezza. Una pagina nera che non va mai dimenticata” scrive Furlan in un tweet
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La vicinanza del presidente Mattarella
Ricordando i volti di quei minatori, anche il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha rivolto il suo personale messaggio commemorativo, esprimendo la vicinanza agli Italiani che persero un parente nell'incidente: “La tragedia di Marcinelle, in particolare, è parte della memoria collettiva dell’Italia e dei Paesi che ne furono colpiti – ha detto il capo dello Stato -. Il sacrificio di 262 lavoratori, di cui 136 connazionali, ci esorta a promuovere, oggi come in passato, migliori opportunità di lavoro e massime garanzie di sicurezza per tutti i lavoratori, in Italia, in Europa e nel mondo”. Con l'occasione, il presidente ha, altresì, ricordato come la tutele di tutti i lavoratori resti uno dei “principi di civiltà irrinunciabili per ogni Paese” oltreché “un obiettivo fondamentale nel processo di consolidamento della comune casa europea e dell’intera comunità internazionale” sottolinea l'Agensir.